Duplice omicidio a Cisterna, confermato l’ergastolo per l’indiano. In aula chiede perdono

04/03/2015 di
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giancarlo-de-cataldo-latina-24oreÈ stata confermata in appello la condanna all’ergastolo inflitta a Kumar Raj, l’indiano che il 6 aprile 2013 uccise barbaramente a coltellate l’ex moglie 56enne Stefania Di Grazia e la figlia della donna, Martina Incocciati, all’epoca di appena 18 anni.

La sentenza è stata emessa dalla prima Corte d’assise d’appello di Roma, presieduta da Mario Lucio D’Andria con Giancarlo De Cataldo, che ha confermato la condanna inflitta all’indiano dal gup di Latina nel febbraio dello scorso anno, a conclusione del processo col rito abbreviato. Era il 6 aprile 2013 quando, in un’abitazione di Borgo Flora, a Cisterna di Latina, furono trovati i corpi senza vita delle due donne.

L’allarme fu lanciato da una parente delle due, che da diverse ore non riusciva a mettersi in contatto con loro. Stefania Di Grazia e la figlia Martina Incocciati furono trovare riverse in terra, in un lago di sangue, rispettivamente in cucina e in camera da letto. Inizialmente gli investigatori ipotizzarono l’omicidio-suicidio; il giorno dopo, però, capirono che le due donne erano state uccise, sgozzate dall’ex marito della Di Grazia, un cittadino indiano che dopo qualche ora confessò. Kumar Raj, secondo quanto al tempo si apprese, nel dare la sua versione dei fatti, disse che si erano sposati in India con un matrimonio ‘di convenienza’, ‘di facciata’ che la moglie gli aveva detto non avere validità in Italia; ma anche che la donna gli faceva continue richieste di denaro (tra queste, anche ottomila euro per averlo aiutato a far entrare in Italia suoi connazionali).

martina-incocciati-latina24ore-768543Di qui si giunse alla violenta lite durante la quale l’uomo, in preda a un raptus, afferrò un coltello e colpì la donna uccidendola con un fendente alla gola; poi andò in camera da letto dove la figlia 18enne della donna si era rifugiata, la trascinò giù dal letto e la colpì con lo stesso coltello. Arma che, lanciata in un canale, contribuì a far ritrovare. Oggi, in aula ha chiesto perdono.