Asl, Simeone: Atto aziendale respinto dalla Regione

21/01/2015 di
pronto soccorso ospedalehgfhgfghf

pronto-soccorso-latina-goretti«Atti aziendali delle Asl, tanto tuonò che piovve. La commissione di esperti nominata dal presidente Zingaretti per verificare la rispondenza degli atti aziendali delle Asl con il piano di riorganizzazione regionale ha completato il suo lavoro. Da quanto apprendiamo sembrerebbe che solo un paio di atti aziendali siano stati giudicati conformi. Gli altri sono stati rispediti al mittente. E ci auguriamo, anche se nutriamo molti dubbi in proposito, che tra questi ultimi non ci sia anche quello di Latina». Lo dichiara in una nota il consigliere regionale di Forza Italia, Giuseppe Simeone.

«Ci conforta solo -prosegue – che il direttore Caporossi deve essere abituato ai gran rifiuti della Regione visto che aveva chiesto, in deroga al turn over, 75 nuove unità ma ne ha ottenute solo 7 su 91 totali assegnate. Quanto accaduto dimostrerebbe che le nostre osservazioni non erano campate in aria. Sono mesi, infatti, che sosteniamo la non conformità dell’atto redatto dal direttore generale della Asl di Latina, Michele Caporossi, nelle segrete stanze del suo ufficio, con le linee sanitarie regionali. Sono mesi che sosteniamo il paradosso della mancanza di coerenza tra quanto contenuto nell’atto aziendale e nel piano strategico della Asl di Latina. Abbiamo avanzato migliaia di proposte per la risoluzione dei paradossi contenuti nella programmazione della Asl di Latina, come lo smembramento dei reparti, il depotenziamento dei dipartimenti, la cancellazione dei servizi. Sono settimane che chiediamo al presidente Zingaretti e al direttore Caporossi di recepire le osservazioni avanzate da sindaci, sindacati, medici ed infermieri. Ma non siamo stati degnati di risposta. E la situazione in cui versano i Pronto soccorso è solo una delle tantissime carenze dell’offerta sanitaria nel Lazio e nella provincia di Latina su cui abbiamo ripetutamente eccepito. Tanto che ormai siamo pronti a chiedere l’intervento di uno sciamano per destare il presidente Zingaretti dal torpore e dal processo di negazione in cui è caduto ormai da troppo tempo. Il commissario ad acta per la sanità del Lazio e tutta la maggioranza di centrosinistra continuano ad affermare che tutto va bene. Una domanda ci sorge spontanea. In quale Regione? In quale Paese? Perché basterebbe leggere la rassegna stampa delle ultime settimane per notare che qualcosa non va e, peggio, che l’emergenza dei pronto soccorso e dell’offerta sanitaria degli ospedali del Lazio e della provincia di Latina è diventata strutturale. I cittadini sono esasperati. Sono costretti a file di ore per avere un consulto. Quando vengono visitati si trovano in condizioni degne neanche del terzo mondo. I medici e gli infermieri fanno turni di 12 ore e più, rinunciano alle ferie e al riposo, pur di colmare una voragine organizzativa e strutturale che nella inerzia e nel silenzio di Zingaretti e Caporossi si sta trasformando in un buco nero. In un contesto di emergenza anche la sicurezza dei professionisti e dei lavoratori è costantemente a rischio. Si moltiplicano gli episodi di violenza che quotidianamente mettono a rischio l’incolumità del personale. I reparti funzionano a mezzo servizio costringendo, in caso di consulti, ad attendere il giorno dopo per una visita. Le ambulanze restano bloccate per assenza di posti di letto. Ma nonostante tutto questo. Nonostante i numerosi appelli di dei sindacati e dei cittadini non è arrivata neanche una risposta sommaria. Zingaretti e Caporossi hanno abbandonato intere comunità, si sottraggono al dialogo e al confronto. Il presidente della Regione Lazio perseguita nella politica delle inaugurazioni a discapito di una politica attenta ai problemi reali, fatta di dialogo, di ascolto, di interventi rapidi e soprattutto risolutivi. Pensavamo che si fosse toccato il fondo. Zingaretti e Caporossi stanno dimostrando ogni giorno, con una costanza che spaventa, che al peggio non c’è mai fine. Il tutto a discapito della vita dei nostri cittadini e della professionalità e dell’impegno dei tantissimi professionisti che stanno facendo i salti mortali per garantire quei servizi che si stanno calpestando».