Nuova raccolta di poesie di Leone D’Ambrosio

21/05/2012 di

“Anticlea è mia sposa”, la nuova raccolta di poesie del poeta originario
di Sperlonga ma che vive da tanti anni a Latina Leone D’Ambrosio sarà
presente nell’ambito della rassegna culturale “Libri da scoprire” che si tiene in
Piazza del Popolo dal 25 al 27 maggio a Latina.

Il libro edito dalla casa editrice Bel-Ami di Roma, nella collana “Le nuvole”,
102 pagine, ha la prefazione di Andrea Gareffi, titolare della cattedra di
Letteratura Italiana all’Università di Roma Tor Vergata, una nota critica
di Luciano Luisi e in copertina un particolare dell’opera “Nudo femminile”
dell’artista Normanno Soscia.

Leone D’Ambrosio è tra le voci più significative della poesia italiana
contemporanea e i suoi testi sono stati accolti con favore sin dagli esordi
dai più grandi scrittori e poeti come Libero de Libero e Natalia Ginzburg,
e poi da Maria Luisa Spaziani, Michele Prisco, Elio Pecora, Rosetta Loy,
Paolo Ruffilli, Alberto Bevilacqua, Giuseppe Bonaviri, Stanislao Nievo, Elio
Filippo Accrocca, Giorgio Bàrberi Squarotti, tanto per citarne qualcuno. Dieci
i libri pubblicati fino adesso. Alcuni sono stati tradotti in francese, spagnolo,
tedesco, portoghese, polacco, inglese, in russo dal traduttore di Montale,
Evgenij Solonovitch.

I due libri usciti in Francia hanno avuto tra l’altro i giudizi
positivi di Yves Bonnefoy e Philippe Jaccottet. Ha vinto numerosi premi fra
i quali, il Circe- Sabaudia, il Laurentum, il S. Penna, il Sìlarus, il Rhegium
Julii, è stato finalista al Val di Comino e selezionato nella cinquina del
Frascati. È stato premiato oltre che in Francia anche in Venezuela e inserito
nell’antologia della letteratura italiana e in quella francese di Daniel Leuwers
edita da Gallimard.

“Il rito sacrificale ritrova l’altra sua metà nell’ombra- scrive ancora Gareffi- Le
poesie di Leone D’Ambrosio riecheggiano le loro sorelle che dimorano nelle
case di Ade. Parlano la loro stessa lingua oracolare, astratta stoica semiviva.
La lingua di chi parla ‘con voce muta/ la lingua dell’acqua/ che nessuno sa’,
e la lingua del fulmine da insegnare al mare: dai contrari si spiccano voli,
‘insegnerò al mare la lingua del fulmine/ per avvicinarmi al tuo volo taciturno’,
acqua e fuoco “acqua pruinosa” e “fuoco edace”, che parlerebbero nello
spazio, se lo spazio parlasse una lingua. L’io e il tu si incontrano nel silenzio
preliminare.”

“Questa raccolta esprime pienamente la maturità espressiva, Leone
D’Ambrosio trova nella poesia d’amore – la più temibile perché più soggetta a
cadere nel sentimentalismo e nella retorica – il tema che gli è più congeniale
– scrive Luciano Luisi nella sua nota critica- Ma è un amore che trascende
il tempo, che nasce da epoche lontane, alle quali il presente, alla ricerca
della propria verità, si volta. La vicenda amorosa, sempre in bilico fra realtà
e sogno, ha luoghi che regalano a questa poesia la luminosità del mare, la
profumata natura. La natura dominante dunque, a specchio dei sentimenti,
delle passioni, in un canzoniere d’amore che si apre, con felici ardite
accensioni della fantasia, alle suggestioni del mito.”