Palazzo Doria Pamphilj, “Vanitas” da Lotto a Caravaggio

14/05/2011 di

Il tema della caducità delle cose terrene filtrato dal genio degli artisti più grandi, da Lotto a Caravaggio, da Guercino a Ribera, è al centro della mostra che si apre il 21 maggio a Palazzo Doria Pamphilj. Esposti i capolavori dalla collezione del casato romano-genovese, affiancati anche da orologi, reliquie, oggetti decorativi, stampe e libri, che da secoli svolgono la funzione di ‘memento morì nei palazzi e nelle cappelle di famiglia. L’importante esposizione, ideata da Massimiliano Floridi e curata da Francesca Sinagra, si intitola ‘Vanitas. Lotto, Caravaggio, Guercino nella Collezione Doria Pamphilj’ ed è stata messa a punto dalla Società Arti Doria Pamphilj, presieduta dalla principessa Gesine Pogson Doria Pamphilj. In un primo tempo, la mostra doveva svolgersi a Genova ma, vista l’estrema difficoltà a trasportare simili capolavori, gli organizzatori hanno optato per il palazzo romano, dove le opere sono custodite. Che la riflessione sulla Vanitas sia tra le più ricorrenti in epoca moderna è evidente dalla presenza nella raccolta principesca di dipinti e sculture, commissionati spesso a sommi artisti e ispirati al tema. Ciò permette oggi uno sguardo trasversale per seguire lo sviluppo di questo tema nei più diversi contesti storici e culturali. A partire dalle origini cristiane e dalla riflessione filosofica, fino alle manifestazioni allegoriche in pittura e in oggetti d’uso come gli orologi settecenteschi che, coronati dall’immagine del Tempo armato di falce, ricordano la natura effimera della vita terrena. Ad accogliere idealmente i visitatori della mostra romana ci sarà, quale campione famigliare del tema, il cardinale Benedetto Pamphilj che, noto quale fortunato mecenate di artisti e musicisti, fu poeta egli stesso e scrisse, tra gli altri, il celeberrimo oratorio Il Trionfo del Tempo e del Disinganno musicato per lui da Georg Friedrich Handel nel 1707. E comunque la riflessione del cardinale sulla Vanitas non si manifesta esclusivamente nella sua produzione di librettista, ma appunto anche nella straordinaria collezione artistica. Il percorso espositivo si articola in quattro sezioni, la prima delle quali è dedicata alla pittura di genere e presenta una scelta di nature morte che costituirono un espediente simbolico adottato dai pittori per alludere alla caducità della vita. Tavole imbandite, vassoi di frutta matura, cacciagione accatastata e minuziosamente descritta dal naturalismo pittorico del ‘600 e ‘700, sono soggetti che rimandano con efficacia alla precarietà dell’esistenza. Si prosegue affrontando le origini religiose con le numerose immagini di San Girolamo, il santo studioso che, traducendo l’Ecclesiaste, importa nel mondo latino il concetto di Vanitas. Rispettando la disposizione settecentesca delle collezioni Doria Pamphilj, la mostra affianca alle raffigurazioni del santo le immagini barocche della Maddalena, che con la sua rinuncia ai valori effimeri della vanità femminile incarna una diversa sfumatura del trionfo sulla caducità delle cose mondane. Spiccano qui capolavori come il san Girolamo di Ribera e Lotto e la Maddalena di Caravaggio. Ecco quindi la serie dei ritratti, contraddistinti dagli elementi allegorici quali teschi, orologi, fiori e sarcofagi. La mostra si conclude con una sezione incentrata sulla figura e l’opera del cardinale Benedetto Pamphilj e sulla sua poetica dell’effimero.