Gli allievi del Collegium Musicum nel Pinocchio di Edoardo Leo
Alcuni allievi del Collegium Musicum di Latina si sono esibiti all’interno dell’orchestra giovanile di Roma nel Pinocchio di Edoardo Leo. Due i concerti che si sono svolti, il 16 febbraio al Parco della Musica e il 17 febbraio al teatro di Viterbo.
Il Pinocchio di Edoardo Leo è un’elaborazione drammaturgica di Riccardo Diana che viaggia nelle sue mille avventure in un racconto musicale declinato attraverso il teatro e la musica, che procedono in simbiosi. Uno spettacolo sfaccettato in cui la voce recitante di Edoardo Leo – qui impegnato in una poliedrica e dinamica prova attoriale – viene accompagnata e valorizzata dalla meravigliosa musica interpretata dall’Orchestra Giovanile di Roma, diretta dal M° Vincenzo Di Benedetto.
Le musiche sono quelle celebri di Fiorenzo Carpi, le stesse della indimenticata versione televisiva di Pinocchio firmata da Luigi Comencini nel 1972, che attraversano e animano tutta la narrazione.
Edoardo Leo ha accettato la sfida di interpretare tutti i personaggi, caratterizzando ciascuno con un dialetto diverso. Il Pinocchio, Edoardo Leo colora i vari personaggi delle diverse cadenze regionali e delle loro peculiarità psicologiche archetipiche: Pinocchio è fiorentino, Lucignolo è romano, la Fatina è lombarda… E’ un Pinocchio “italiano”, di “tutti gli italiani” nelle loro differenze, caratteristiche e punti in comune, quello riletto e narrato da Edoardo Leo, che dal mondo astratto del fantastico viene fatto rivivere più contestualizzato nella varietà dei “tanti modi di essere italiani”.
Le musiche di Fiorenzo Carpi, nell’orchestrazione di Simone Cardini e l’esecuzione dell’Orchestra Giovanile di Roma, creano atmosfere uniche in cui Edoardo Leo si cala, giocando e dialogando con la voce ed i suoni dell’orchestra, facendoci vivere un’esperienza speciale.
“Lo sceneggiato è del 1972, ma anche rivisto dopo anni è qualcosa di folgorante – racconta Edoardo Leo – Ricordo gli animali proposti in sembianze semi-umane, la grandezza delle musiche di Carpi che tutti abbiamo fischiettato e mi colpì anche il lato gotico della messa in scena. C’era qualcosa di terrorizzante ma al tempo stesso elettrizzante che abbiamo mantenuto nella nostra versione. Se ci pensi, a Pinocchio capitano cose terribili: gli va a fuoco una gamba, lo impiccano, finisce nella pancia di un pescecane, si ritrova trasformato in ciuchin. Il libro di Collodi è anche un omaggio alla lingua italiana, Collodi è stato uno dei padri della nostra lingua. E’ uno spettacolo per tutti, “anche” per bambini: portiamo in scena una favola conosciuta in tutto il mondo, senza età e senza tempo”.
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