Enrico Capuano in concerto a Giulianello

08/10/2010 di

Domani sera, sabato 9 ottobre 2010, alle ore 22.00, Enrico Capuano torna a “La Cantinaccia” di Giulianello con il suo inconfondibile sound.

La passione di Enrico Capuano per la musica nasce sin da bambino: a casa ci sono i 33 giri di Rolling Stones, Beatles, Led Zeppelin, Black Sabbath…, tutta la musica rock degli anni Sessanta e Settanta, accanto ad un’altra serie di dischi particolari, quelli legati alla casa discografica ‘Dischi del sole’- edizioni ‘Bella ciao’ con Ivan Della Mea , Giovanna Marini, E’Zezi, che negli anni Settanta imperversano la scena musicale militante. “Diciamo che da bambino ho acquisito tutta questa musicalità e l’ho talmente assorbita che all’età di dodici anni, già facevo una trasmissione a Radio Onda Rossa che si chiamava ‘Folk in lotta’, dove mandavo in onda la musica popolare presentando i gruppi di musica popolare e facendo i dibattiti in diretta sul significato di musica popolare. La gente pensava che fossi una donna, ‘la compagna che sta alla radio’; non si rendevano conto che era la voce di un bambino”.

L’atmosfera della contestazione è quindi acquisita da subito, anche grazie alla passione per la musica dei fratelli più grandi, dei quali uno suona nelle band rock dell’epoca ed un altro nella musica popolare. Gli anni settanta, accanto all’esplosione dell’hard rock di matrice anglo-americana, vedono una forte presenza della musica popolare: ci sono gruppi come i Tarantolari di Tricarico con Antonio Infantino, che molti anni più tardi avrà un suo ruolo importante nell’immaginario di Enrico Capuano. “Antonio Infantino è quello che poi ha cantato come ospite nel mio ultimo disco, quindi certi corsi e ricorsi storici ritornano, e probabilmente quel sogno che da bambino mi ha impegnato la mente musicalmente poi è diventato una realtà.

Come con gli E’Zezi, un gruppo che poi ho prodotto, o Giovanna Marini: sono stato nel suo laboratorio a testaccio per molto tempo, e tutta una serie di cose e personaggi che più o meno erano dei miti per me”.

L’accostamento proprio alla musica popolare tradizionale nasce più tardi, dall’amore per il progress italiano della Pfm, del Banco, paralleli a Ivan della mea con il quale Capuano fonderà la Sacs, una società di artisti militanti, e Alfredo Bandelli poeta operaio rappresentante più autentico di quella cultura che dal mondo contadino diventava operaia con l’estetica del canto contadino, ma dentro temi ormai sociali, e dentro i ritmi non più tradizionali contadini, ma della fabbrica. “In questo senso anche Antonio Infantino è interessante o gli stessi E’Zezi, e questo è un aspetto che mi è sempre piaciuto e interessato: loro partivano dal mondo contadino con la tammurriata, o la taranta, che poi si mescolavano con il ritmo della fabbrica, della catena di montaggio di cui si riproducevano i ritmi e addirittura si cantavano delle frasi sui quei ritmi senza però perdere l’estetica del mondo contadino che ha tante caratteristiche, la musica è più modale con un modo di cantare spezzettato, con il fiato preso in mezzo alla parola, in un modo diametralmente opposto a quello dell’impostazione classica. Penso al modo di cantare delle donne, delle mondine ad esempio, o delle persone che lavoravano la terra che non potevano impostare la voce, cantando quindi con la tipica ‘impostazione’ nasale, un timbro proprio che ha una sua estetica e un suo temperamento”.

Dopo varie esperienze musicali in cui la musica è vissuta soprattutto a livello non tanto ‘professionale’quanto militante, dagli anni Novanta Enrico Capuano inizia ad affrontare la tematica del rock da accostare alla musica popolare italiana: “Quello che io chiamo e definisco rock italiano per me è folk-rock, non è quello cantato in italiano sui cliché anglo americani. Fare del rock italiano, secondo me, è mescolare i cliché anche anglo americani ma con la musicalità, le atmosfere, i ritmi anche della tradizione italiana popolare. Questo secondo me è il vero rock italiano”. Tammurriatarock , il terzo album dell’artista, dopo Fai la cosa giusta , e Onda d’urto , compie definitivamente la commistione di rock e musica popolare. E’ l’album della svolta espressiva e professionale: “Ad un certo punto ho deciso di fare il salto, e di prevedere che prima o poi nella vita, dovevo fare il musicista”. E’ Paolo Dossena della Compagnia Nuove Indie, ad accorgersi del ‘fenomeno capuano’, indipendente con all’attivo copie su copie vendute per un disco autoprodotto. “Io ho cominciato a lavorare sui pezzi ed a formare una top band, e penso oggi di esserci riuscito: penso di avere uno dei gruppi più forti presenti nella scena romana e nazionale.”. Con Tammurriatarock iniziano anche le importanti collaborazioni: da Lucio Violino Fabbri a Graziano Galatone, l’attrice Loredana Cannata, Piero Brega, E’Zezi, Marcello Colasondo, Eugenio Bennato con il quale Capuano divide il palco del Primo Maggio 2002. Siamo arrivati al Primo Maggio, forse perché c’è stato il riconoscimento di una storia. Tammurriatarock è stato un disco sofferto, un po’ troppo elettronico forse sugli arrangiamenti però, da lì, in particolare da due pezzi Tammurriatarock e Che giornata è stata data la luce a quello che oggi è Enrico Capuano e Tammurriatarock”. L’idea della contaminazione attuata in Tammurriatrock di poter legare il rock in quanto fatto di cultura popolare alla musica popolare propriamente detta, e di farlo in maniera forte, non ovattata, non smussata ma spigolosa, provocatoria degli elementi di rock in quanto rock e di folk in quanto folk, passando da una chitarra distorta ad un momento di saltarello invece che miscelare i basilari giri di minori armonici oppure di echeggiare le sole scale arabe, qui si arricchisce di un ulteriore elemento conoscitivo: il cantautorato nel recupero del testo unendo insieme i due aspetti musicali di folk e rock.

L’aspetto autoriale diventa ancora più presente ed incisivo in Lascia che sia , l’ultimo lavoro del folk singer , come il titolo del concert film sul tour del 2002. “Lascia che sia è il disco che secondo me visualizza meglio quello che ho inseguito per tanti anni. E’ un disco dove gli elementi folk-rock sono più nitidi, e non a caso c’è per la prima volta un omaggio ad un altro pezzo, a chi in fondo mi ha sempre ispirato. Si tratta di E’festa della Premiata Forneria Marconi, che ritengo uno dei massimi gruppi italiani di questo genere”. L’album, fortemente autobiografico e dedicato alla band Tammurriatarock a riconoscimento dei tanti anni e dei tanti sacrifici trascorsi insieme, mantiene sempre il concetto della filastrocca, nei testi un po’ scioglilingua un pò slogan, recuperando il concetto di rap popolare.

Se in Tammurriatarock ci sono ancora passaggi di musicisti, alla batteria soprattutto, lascia che sia presenta meno ospiti, proprio per l’omaggio alla band: Fabiano Lelli alla chitarra, Stefano Baldasseroni alla batteria, Claudio Clementi al basso, Stefano Ribeca ai fiati, Manola Colangeli ai cori e l’ ultimo arrivato Edo Nota al violino ;“è la band che è sempre con me, sul palco e in studio”. Le tre tracce suonate dal vivo, vogliono riportare sul disco il particolare suono live della band, così tanto fondante il sound dei concerti. “La differenza tra lo studio e l’esperienza live con Tammurriatarock era piuttosto forte, nel senso che a volte ho fatto fatica a riportare in live tanti brani del disco, infatti non a caso molti non li ho fatti, ma non tanto perché non era possibile riproporli quanto dal punto di vista di come concepisco io lo spettacolo: un grande circo in cui il concerto è un elemento del tutto, dove è possibile il coinvolgimento di altre arti, come la danza, la fotografia, la pittura”.