BLOG – So’ de Latina. Il lavoro più antico del mondo

21/06/2020 di

Zia Elmerina era quella zia che sembrava una nonna e invece era una zia, con i suoi capelli bianchi raccolti e la gonna lunga.

Andavo a casa sua ogni volta che mi dondolava un dente: lei prendeva un fazzoletto e con delicatezza il piccolo cimelio bianco restava nella sua mano. Della sua casa ricordo l’odore di rosmarino e la pentola d’acqua sulla stufa.
Zia Elmerina era buona.

Poi c’era la zia cattiva, sua cognata, che sequestrava il pallone a me e mio fratello ogni volta che usciva dal recinto di casa e andava nel cortile condominiale. Mia nonna si affacciava alla finestra e ascoltava rosari e messe a volume alto in modo che tutto il casale potesse pregare con lei. Io pregavo per riavere la palla.

Ogni tanto litigavano, quelle vecchiette, e io pensavo che litigassero perché erano vecchie. Ora che i giovani hanno preso il posto degli anziani, capisco che i litigi non hanno età. Come l’amore.

Durante questi anni mi sono divertita a osservare l’evoluzione sociale di condomini e appartamenti tra Roma, Latina e l’Ohio e ho scoperto che esiste una figura professionale che non tutti hanno la sfortuna di avere: il seminatore di zizzania. Seminare zizzania pare sia più facile della classica semina di cereali.

La zizzania attecchisce spesso, a qualsiasi altitudine. La zizzania non teme l’umidità, il caldo e il freddo. Si adatta a diversi tipi di terreno, anche se quello privilegiato è una mente diffidente e povera di spirito critico.

Seminare zizzania inoltre è molto produttivo: pensate che un semino rende il doppio rispetto a un semino di bontà.
L’unica nota negativa è che la zizzania si miete difficilmente, per questo cresce e diventa alta, infesta la mente, e spesso esce dalla bocca degli esseri umani in maniera casuale e violenta. Proprio come il Covid, la zizzania potrebbe attaccarsi e propagarsi tra le persone, perciò è consigliabile disinfettare spesso l’intelligenza.

Da quando sono tornata a Borgo Cannuccia ho ritrovato la seminatrice di zizzania del mio vicinato. La conosco da 30 anni ma non l’avevo mai osservata. Stavolta sì. Ho cercato di rispettare il distanziamento sociale e le norme igieniche per la salvaguardia della mia mente.

Ho scoperto che il suo è un lavoro davvero faticoso: organizzare riunioni segrete per spettegolare, origliare senza farsi vedere, inventare notizie, essere aggiornata su tutti gli eventi del vicinato, innescare dispetti e sospetti… il tutto gratis. Più che un lavoro è una vocazione. Una missione di non pace.

Alcune persone credono alle sue parole come mia nonna credeva alle notizie di Emilio Fede. Forse è proprio questa la vera moneta che l’appaga: la fede, con la lettera minuscola.

Meno male che sono atea. Ma se voi siete credenti, mi raccomando: prima di ascoltare un seminatore di zizzania ascoltate Dio.
E non guardate il Tg4.