BLOG – So’ de Latina. Tutti al centro estivo. Forse

24/05/2020 di

Evviva, si torna a lavorare!
Forse. Con cautela.

Ieri mi sono sentita con un’amica che sta lavorando per aprire il centro estivo. Mi ha letto le linee guida del Governo e ho pensato: “Wow, non è così difficile riprendere a lavorare con i bambini!”
Da quanto ho capito i punti fondamentali sono tre.

1) Basta presentare un progetto al Comune.
Che ci vuole!
Il fatto che le amministrazioni comunali non sappiano niente in merito non deve far perdere la speranza. I Comuni impareranno, hanno tutto il tempo prima dell’inizio delle scuole, se mai inizieranno. Nel caso in cui le scuole non dovessero iniziare, i Comuni avranno ancora più tempo.

2) Basta rispettare la distanza di sicurezza tra gli operatori e i genitori.
Che ci vuole!
Siamo abituati ormai, tranne quando facciamo la fila al banco salumi dei supermercati e al banco birre dei pub. Ma impareremo, abbiamo tutto il tempo prima di morire.

3) Basta far rispettare la distanza di sicurezza ai bambini.
Che ci vuole!
Si potrebbe attaccare un hula hop intorno al loro bacino. Però se poi i bambini cadono rotolerebbero per tutto il centro estivo e sarebbe faticoso corrergli dietro. Allora si potrebbe metterli dentro un pallone gigante di plastica trasparente, magari con qualche buchetto per farli respirare. No, forse i buchetti meglio di no se no il pallone si sgonfia. Forse la soluzione migliore è quella di comprare un sombrero con un metro di diametro, così i bambini stanno pure all’ombra.
Pensate che bello, avremo dei centri estivi Latina-americani.

Comunque da quando c’è questa cosa del virus, i bambini di oggi non li invidio per niente.
Meglio la mia generazione anni Ottanta, quando si poteva uscire ma i genitori non ti facevano uscire perché non esistevano i centri estivi. O meglio: non esistevano nei borghi, perché in città forse già li avevano inventati le suore. Ma io ero atea sin da piccola e abitavo in campagna, quindi mi toccava stare in casa ad annoiarmi e contare le mosche che prendevo con la paletta.
Facevo le gare con mio nonno, vinceva sempre lui. Ma solo perché acchiappava un sacco di mosconi, che valevano doppio. Evidentemente anche lui si annoiava molto.

Dovrebbero inventare i centri estivi anche per i nonni.
Finché un giorno di luglio mia madre mi disse: “Domani vai in colonia”.
Avevo 10 anni. La mia infanzia stava cominciando a prendere una piega moderna.
Certo, non è che potevi scegliere. La mamma decideva per te. E nemmeno la mamma poteva scegliere, perché l’offerta territoriale decideva per lei.

Ora invece le mamme chiedono al bambino se vuole andare in piscina, in fattoria didattica, nel bosco, al mare, in montagna, alle terme.
I bambini ai centri estivi ballano, cantano, recitano, fanno l’orto, scrivono sonetti, salvano il mondo.
“Amore di mamma, che hai fatto oggi?”
“Ho piantato un salice, albero che i Celti associavano alla divinità femminile. Diventa alto così, più di te! Però sono arrabbiato mamma…”
“Che è successo? Hai litigato con qualche bambino?”
“No! Ho fatto il Cardinale Wolsey nell’Enrico VIII di Shakespeare, ma io volevo essere Enrico VIII! Uffa! Voglio cambiare centro estivo mamma! Portami in quello a Borgo Cannuccia dove ti fanno smacchiare i giaguari!”
Ho detto alla mia amica che andrà tutto bene. Mentre lo dicevo ci ho messo anche l’hashtag per rafforzare la positività e l’ottimismo.
“Tranquilla, #andratuttobene! Ora però perché non ci andiamo a fare una birra?”
“Nei locali ci sono troppe persone vicine e senza mascherina”
“Appunto”.


Questa riflessione, puramente ironica, è dedicata a tutte le persone che, con professionalità e passione, in questa fase difficile lavorano/lavoreranno con i bambini. In bocca al lupo!