BLOG – So’ de Latina. Il Purgatorio dei panni poco sporchi

26/04/2020 di

È mattina presto, ho gli occhi accartocciati su loro stessi e il pigiama buono, quello della domenica anche se non è domenica. Non trovo nemmeno gli occhiali, quindi mi perdonerete qualche errore di battitura.
Voi penserete: vatti a lavare la faccia, fatti un caffè.

No, non posso. Oggi è il mio primo anniversario di matrimonio e mi sono svegliata presto perché vorrei preparare una colazione speciale a mio marito. Pensavo alle fette biscottate con la marmellata, un classico, accompagnate da una caraffa di caffè, un altro grande classico. Le consumeremo in cucina.

Per pranzo ancora dobbiamo decidere il menù ma pensavamo di andare a mangiare in un posto diverso. Ho proposto il bagno, che a quell’ora è illuminato dal sole e non serve nemmeno accendere la luce così risparmiamo anche sulla bolletta. Potrei riempire la vasca d’acqua e metterci dentro le conchiglie raccolte lo scorso anno al mare, la paperella di plastica gialla che galleggia e accendere l’incenso all’aroma “brezza marina”. Non so se mio marito accetterà questa proposta. A lui non piace mangiare con l’incenso accesso. Ma siccome è il nostro primo anniversario sono disposta a scendere a compromessi e mangiare senza incenso. Il prossimo anno si vedrà.

A cena non ci resta che andare in sala. Non amo mangiare in sala perché è una stanza piccola, occupata dal divano e dalla libreria. Quindi dovrei spostare tutto ed è un lavoro abbastanza faticoso. Forse meglio tornare in bagno. Potremmo guardare il tramonto abbracciati vicino alla vasca da bagno.
I lettori più attenti staranno pensando che non ho menzionato la camera da letto.
Ecco la nota dolente, la pecora nera della casa.
La camera da letto.

Per me è difficile entrare lì e rimanere emotivamente indifferente a quello che accade. Da anni è luogo di conflitti e ribellioni dei miei indumenti che si dividono nelle due fazioni di “vestiti sporchi” e “vestiti puliti”, con la recente nascita della corporazione dei “vestiti indipendenti”, quelli ne troppo sporchi ne troppo puliti, che rivendicano uno spazio tutto loro.
È davvero dura essere a capo di una stanza del genere.
La situazione, già molto delicata, è precipitata con l’arrivo di mio marito.

I miei panni sono stati barbaramente invasi dagli abiti di un uomo. Si sono create coalizioni nuove, le lotte si sono inasprite, con ripetuti episodi di ammutinamento soprattutto da parte dei calzini.

Proprio ieri, per l’ennesima volta, un calzino pulito è piombato nel cesto dei panni sporchi ed è rimasto lì, annegando tra mutande e tute. È scomparso in un attimo, non sono riuscita a salvarlo. I calzini si comportano come i figli adolescenti che non ho. Io faccio il possibile, non si lamentassero poi di essere spaiati. Per non parlare delle coppie ibride che sono nate quest’anno, composte da un calzino spaiato mio e da uno di mio marito, coppie che cerco di dividere come facevano i genitori di Giulietta e Romeo.

Ma magari il problema fossero solo i calzini. La settimana scorsa ho trovato una maglia sporca nel cassetto dei pantaloni puliti e, episodio ancora più grave, l’accappatoio pulito tra i panni sudati usati da mio marito per fare sport.

E poi c’è il problema che affligge tutti noi e che sto cercando di risolvere da tempo: dove vanno a finire quelle cose che indossi mezza volta e che non sono così sporche per essere gettate nell’Inferno dei panni sudici ma nemmeno così pulite per finire nel Paradiso degli indumenti profumati?

Per risolvere questa questa situazione ho inventato il Purgatorio dei panni poco sporchi che è una sedia della cucina ma che ora sta in camera. A differenza del Purgatorio cristiano, qui i vestiti sono irrimediabilmente destinati all’Inferno dei panni sudici, senza alcuna possibilità di salvezza perché una volta che vengono indossati sono marchiati a fuoco.
Nonostante alcune sommosse da parte della colazione degli “indumenti indipendenti” per questioni territoriali, devo ammettere che il Purgatorio è stata una bella invenzione.

Ma dopo l’invasione dell’uomo-marito sono sorti altri problemi: perché alcuni vestiti sporchi sono ancora nel Purgatorio? L’uomo-marito è troppo clemente? E poi: una sedia basterà a contenere indumenti che sono aumentati perché siamo in due? Evidentemente no. Dovrò prendere un’altra sedia dalla cucina. Ma se prendo un’altra sedia dalla cucina, come farò quando ci saranno ospiti a cena e devo farli sedere? E ancora: come farò ad andare in bagno di notte senza inciampare al buio con tutte queste sedie?
Mi chiedo come sarà la gestione degli indumenti nelle famiglie numerose.

Se mai avrò figli, dovrò spiegare loro che giudicare i panni è cosa buona e giusta. Insegnerò loro ad essere amorevoli verso il sentore di ammorbidente ed inflessibili con il tanfo di sudore.
Dovranno riuscire a domare i conflitti da soli. Non voglio fare la parte della mamma che manda tutti all’Inferno.
Ora capite perché è meglio non cenare in camera da letto.

Spero che riaprano presto le pizzerie perché il prossimo anniversario lo voglio festeggiare lì. Farò a meno della vasca da bagno e dell’incenso all’aroma “brezza marina”, ma cederei pure la mia paperella di gomma gialla per una bella pizza napoletana.