BLOG – So’ de Latina. Ai cani manca solo la parola

12/04/2020 di

In questo momento sono seduta in cucina e guardo pile di piatti e pentole che mi aspettano per essere lavate.

Sono lì, mi fissano con aria corrucciata. Se potessero parlare direbbero:
“Sfaticata che non sei altro, che hai intenzione di fare? Puzziamo e siamo piene di croste di sugo!”
“Quanto siete sfigate voi pentole. Io non ho mai quelle maleodoranti croste di sugo” replicherebbe il frullatore.
“Parli facile te signorino! Ti farei stare come noi per ore con il fuoco sul deretano.” risponderebbe la pentola grande.
“Come ti permetti! Vieni qua che ti stritolo così impari ad aprire quella bocca larga”

A questo punto dovrei intervenire io per sedare la lite. Mi alzerei di scatto, aprirei l’acqua calda e sciacquerei la bocca a tutte queste stoviglie impertinenti.
Per fortuna che nella realtà non parlano.
Per fortuna che nella realtà parlano solo gli esseri umani.
“Ohhh guarda che carino, gli manca solo la parola” diceva sempre Giovanna al suo cane, un pinscher maleducato che ogni volta che mi vedeva mi ringhiava.
“Che peccato signora Giovanna” rispondevo io.
Se avesse potuto parlare quel cane sarebbe stato come mio nonno, un perenne borbottare con qualche parolaccia qua e là. Meno male che c’era mia nonna che lo zittiva.

Ma la signora Giovanna non era come mia nonna. Chiamava il suo pinscher “Amore della mamma” e lo lasciava imprecare verso di me.
Siamo proprio strani noi esseri umani. Desideriamo che i cani parlino e che le persone stiano zitte.
Però abbiamo ragione. Quando l’altro giorno ho incontrato un cane sperduto vicino casa (e anche pericolosamente vicino alla strada) gli ho subito chiesto: “Di chi sei? Da dove vieni?”

Ecco, se lui mi avesse risposto: “Sono del signore Mattia e abito in via dei Matti numero zero” sarebbe stato tutto più semplice.
Invece no. Il cane mi guardava e pareva che volesse fare lui delle domande a me. Non era seccante come il pinscher della signora Giovanna e mi si è avvicinato subito agitando la coda.
L’ho portato in casa per cercare il suo padrone.
Ho fatto una foto mettendola su Facebook, chiedendo aiuto alle persone.
Ebbene, questa foto ha ricevuto più like e condivisioni di quella di mia cugina in topless all’isola di Ponza e questo fatto mi ha fatto tornare fiducia nel genere umano.

Gente che mi scriveva, educatrici disoccupate che si offrivano volontarie per accudire il cane online, imprenditori che volevano vendermi videocorsi per addestrare cani abbandonati. Mi ha scritto pure il primo amore delle medie, un ragazzo che mi piaceva tanto ma non mi aveva mai guardato né parlato, che però vedendo la foto del cane si è sbottonato in un “Che bel cane!”.
In due giorni la mia vita sociale virtuale era diventata ricca e vivace e qualcuno ha avanzato anche proposte di matrimonio.

Il terzo giorno, vedendo che tutti mi cercavano tranne il padrone, ho deciso di chiamare i vigili urbani per chiedere cosa fare.
“Buongiorno, ho trovato un cane, non trovo il padrone ma non posso tenerlo. Che devo fare?”
“Signora, se non lo può tenere, perché lo ha preso?”
“Era solo, vicino alla strada e…”
“E perché ha deciso di portarlo in casa?”
“Perché non ho un giardino, altrimenti lo avrei portato in giardino”
Quanto vorrei avere un giardino. Se avessi avuto un giardino avrei invitato per un barbecue padrone, cane e tutti i vigili urbani.
Comunque alla fine il padrone si è fatto vivo.
Il cane è tornato nella sua casa e la mia quarantena è tornata noiosa. Caselle di messaggi vuote, foto su Facebook con pochi like. Il ragazzo delle medie mi ha cancellato dalle amicizie.

Ho quindi deciso che nella prossima vita voglio essere un cane, però un cane che parla.
Manderei a quel paese i padroni negligenti, manderei a quel paese chi vuole lasciarmi vicino a una strada, manderei a quel paese pure la signora Giovanna perché se ringhio alle persone è perché sono stanco nel sentirmi chiamare continuamente “amore di mamma” da una voce acuta e mielosa.
Poi mi farei selfie tutti i giorni e diventerei un fashion blogger ricco e famoso.
Ma sono un essere umano e ora devo lavare i piatti.