BLOG – So’ de Latina. Scusi, dov’è il bagno?

15/03/2020 di

Ora che sto in casa tutto il giorno sto imparando ad apprezzare le piccole cose, per esempio andare in bagno quando voglio e quanto voglio.

Posso bere tre tazze di tè al giorno, coca cola, una birra la sera, mangiare la mozzarella di bufala che mi piace tanto anche se sono intollerante al lattosio, seguire i consigli di Studio Aperto che dice di bere tanta acqua ed evitare di uscire nelle ore più calde.

Il bagno è qui vicino, accogliente, comodo, sicuro.
Fa niente se non c’è lo spray deodorante, fa niente se ho finito la carta igienica perché al supermercato vicino casa non la trovo da due settimane. Questo è il mio bagno, qui posso esercitare il mio potere assoluto.

Sono certa che quando potremo uscire di casa lo rimpiangeremo tutti, il nostro bagno, soprattutto quando ci troveremo a passeggiare per le vie del centro e improvvisamente sentiremo quello stimolo incontrollabile che ci costringerà a cercare il primo bar utile, che sarà a 500 metri di distanza.

500 metri. Ogni metro è una goccia di sudore, una preghiera alla resistenza. Finalmente arrivi al bar ma devi prima consumare, se no pare brutto, e con un sorriso forzato bevi il settimo caffè. E lo senti che va direttamente nella vescica, senza nemmeno passare per lo stomaco. La goccia che fa traboccare il vaso.

Scusi, posso andare in bagno?”. Mentre lo dici ti senti in colpa, come se stessi facendo qualcosa di brutto e sporco. Io li capisco quelli che dicono: “Vado solo al bagno di casa mia!”, ma mi chiedo come fanno quando stanno fuori dalla mattina alla sera e abitano come me alla periferia di Borgo Cannuccia.

Ma i baristi non fanno caso alle nostre turbe psichiche, sono persone gentili e ti indicano la strada con premura. Nei bar di Latina è semplice trovare il bagno, di solito è in fondo a destra. Latina, città del razionalismo e della razionalità.

Nei bar di Roma no, soprattutto in quelli più datati. “Scusi, dov’è il bagno?”.

“Vai a sinistra, poi gira a destra, scendi le scale, gira ancora a sinistra, fai un salto, fanne un altro, fai la giravolta e poi sei arrivata, ma se vuoi puoi fare un’altra giravolta. È la prima porta a destra, non ti puoi sbagliare”.

In questi casi ho scoperto che la vescica è come un cane da tartufo, ha un istinto infallibile. Ha ragione il barista, non ti sbagli davvero.
Devo confessarvi che appena sono arrivata negli Stati Uniti ho avuto paura. In Ohio non c’erano bar. Ero disperata. Già il fatto che non ci siano bar rende impensabile qualsiasi forma di vita, ma gli americani non lo sanno e vivono lo stesso.

Ricordo ancora la mia prima volta. Avevo commesso il madornale errore di bere il tè a colazione. Non avevo più resistenza, resilienza, capienza. Niente. Mio marito che viveva già in America da anni mi disse: “Vai al negozio di abbigliamento”.

Ho discusso con lui dieci preziosi minuti spiegandogli che i negozi di abbigliamento non ti fanno fare queste cose. Nessun negozio ti fa fare queste cose. Lui voleva avere ragione ed eravamo appena sposati. Inconcepibile. Alla fine aveva ragione
davvero perché tutti i negozi, e dico tutti, avevano bagni aperti al pubblico puliti e profumati.
Anche i parchi, i giardini, i cantieri avevano bagni pubblici.

Dopo qualche giorno mi ero abituata al lusso di fare pipì dove volevo. Andavo nelle gioiellerie e tra un anello e una collanina andavo in bagno senza sentirmi in dovere di comprare, anche perché non lo avrei fatto.
Quando sono tornata in Italia sono ripiombata nel dramma della ricerca dei bar.

Basta, torno in America per orinare dove voglio! Questo pensavo fino a qualche giorno fa, quando la quarantena mi ha mostrato la verità.
Che è questa. L’America avrà pure un sacco di bagni pubblici, ma non ha un sistema sanitario pubblico.
Ti lasciano fare i tuoi bisogni ovunque, ma se poi hai bisogno ti lasciano e basta.
E oggi non me la sento più di essere arrabbiata con l’Italia per l’assenza di bagni pubblici.
Preferisco rinunciare al tè della mattina. Fare una mappa di tutti i bar di Latina e provincia.
Non ascoltare i consigli di Studio Aperto.

Quando tutto sarà finito e riapriranno i bar, io tornerò fiduciosa a bere caffè e a frequentare i vostri bagni. E insieme a me tante altre persone dalla vescica debole.

Insieme risolleveremo l’economia italiana. Aspettateci.