BLOG – So’ de Latina. Siamo in buone mani

Ho una grande passione: girare per dottori. Ho iniziato da piccolissima, quando ancora non sapevo camminare. Mi fingevo morta così i miei genitori erano costretti a portarmi da quei signori vestiti di bianco. Crescendo ho affinato le mie capacità persuasive.
“Mamma, voglio andare dalla pediatra!”
“Ma stai bene”
Il giorno dopo mi facevo venire la febbre a 39. E andavo dalla pediatra a guadare i quadri di Kandisky e Mirò appesi alle pareti nella sala d’attesa.
Li guardavo e credevo che fossero disegni fatti da bambini malati come me che nell’attesa dipingevano scarabocchi colorati.
Volevo che la pediatra appendesse un mio disegno. Ero sicuramente più brava di quei bambini.
Tutti sono capaci a fare occhi colorati (storti tra l’altro) circondati da asterischi neri!
Io sapevo fare Sailor Moon. Ehi dottoressa dei bambini, togli quella roba e metti Sailor Moon che combatte in nome della luna.
Purtroppo non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo e quando mia mamma mi ha segnato dal medico di base, ho smesso di ammalarmi per protesta.
Il dottore dei grandi non aveva niente appeso alle pareti. Ammalarsi da grandi doveva essere davvero triste. La sala d’attesa era bianca e c’erano solo giornali e gente che tossiva senza mettere la mano davanti alla bocca.
Mia mamma mi rimproverava sempre se non mettevo la mano davanti alla bocca. Perché ora non rimproverava loro?
Che poi, pensateci: noi italiani siamo bravissimi ad usare le mani. Siamo un popolo di artigiani, artisti, cuochi, scrittori, gesticolatori.
Le nostre mani si muovono per insultare qualcuno mentre sorpassiamo a destra, toccare le persone mentre parliamo, scandagliare nei meandri del naso mentre siamo fermi al semaforo. Fanno sempre un ottimo lavoro.
Ma a volte anche loro vanno in cortocircuito, proprio perché le usiamo troppo. Sono stanche le nostre mani. E, proprio sul più bello, smettono di funzionare. Per esempio quando sei in automobile e devi mettere la freccia. Vai a spiegare all’automobilista dietro di te che gesticola forsennatamente (appunto) che in quel momento la tua mano sinistra si è inceppata.
Vai a spiegare alla studentessa sul treno della speranza Minturno Scauri-Roma che non hai potuto coprire la bocca durante uno starnuto perché la mano destra si era addormentata. (E qui apro una parentesi: le mani dei pendolari fanno una vita veramente faticosa, provate a mettervi nei loro panni per un momento. Un po’ di empatia!)
Ma posso affermare con certezza che ora, grazie all’utilizzo delle mascherine e all’invenzione dello starnuto nel gomito, le nostre mani sono davvero felici.
Hanno un compito in meno da svolgere, il più faticoso, il più sporco. Diciamocela tutta, a nessuno piace essere coperto di sputi e batteri.
Le nostre mani, pulite e profumate come non mai, sprizzano gioia da tutte le dita e compiono azioni incredibili.
Ho visto persone mettere la freccia per sorpassare una buca.
Uomini mettere le dita nel naso e contemporaneamente nelle orecchie.
Donne accarezzare i mariti più del bassottino.
Voglio ipotizzare che forse sono state proprio le nostre mani a creare il virus, per godere di questo luminoso momento di gloria, ma mi sembra un’azzardo.
Voglio avere fiducia in loro.