VELLETRI, VENT’ANNI FA LA SCOMPARSA DI DAVIDE CERVIA

10/09/2010 di

Domenica prossima saranno venti anni dalla scomparsa di Davide Cervia, il tecnico di armi elettroniche ed ex sottufficiale della Marina militare di cui non si hanno notizie dal 12 settembre del 1990. A distanza di anni, permane l’idea investigativa che si sia trattato di un rapimento, senza però aver mai individuato responsabilità certe e precise.


«Una beffa del destino, ma anche una beffa dell’autorità giudiziaria, che non ha avuto il coraggio di approfondire l’inchiesta», secondo l’avvocato Nino Marazzita, legale della famiglia. Aveva 31 anni Davide Cervia, originario di Sanremo (ma in quel periodo residente a Velletri), quando di lui si persero le tracce. Appena finita la scuola, si era arruolato nella Marina militare, dove aveva frequentato corsi di specializzazione in armi da guerra. Una volta congedato, si era trasferito a Roma per lavorare in un’azienda produttrice di accumulatori; poi il trasferimento in uno stabilimento di Velletri.

Fu la moglie, Marisa Gentile, a denunciare la scomparsa del marito. Secondo il suo racconto, Davide era uscito di casa alle 7 del mattino per andare al lavoro; i colleghi alle 17 lo avevano lasciato in ufficio. Da allora, di Davide non si ebbero più notizie. Fu la procura di Velletri ad indagare su una scomparsa che fin da subito apparve misteriosa. Tante le ipotesi: dalla ‘fuga d’amorè, fino allo ‘spionaggio militarè. Si era, infatti, a un mese dall’inizio della prima guerra del Golfo, e Cervia, durante gli anni di servizio militare aveva acquisito competenze sugli apparati di intercettazione radar e su tutti gli apparati di «guerra elettronica» delle navi. La lentezza degli accertamenti portarono nel 2000 a un colpo di scena: su richiesta dei familiari dell’uomo, la Procura generale di Roma avocò a sè l’inchiesta.

La conclusione? Secondo l’allora sostituto procuratore generale Luciano Infelisi, Davide Cervia fu rapito, ma l’inchiesta fu archiviata per la mancata identificazione dei responsabili del reato. «Con la ragione di Stato è stata boicottata un’inchiesta – commenta adesso, a distanza di 20 anni, l’avvocato Nino Marazzita – La procura di Velletri non fece nulla; anzi, quel poco che aveva in mano l’ha vanificato. E la Procura generale, pur dicendo che, se sviluppati, gli elementi raccolti avrebbero potuto portare a qualcosa di certo, fu costretta ad archiviare tutto». Questa ‘storià, in ogni modo, ha continuato a far parlare di sè anche successivamente; ed oggi l’avvocato Marazzita lo rivela.

«Questo è uno dei pochi casi per i quali sono stato costretto a denunciare di aver subito minacce. Qualche anno dopo, infatti, dovevo presenziare a una trasmissione televisiva sul caso Cervia e dalla Rai mi telefonarono per comunicarmi che tutto era stato posticipato di una settimana. Pochi minuti dopo quel contatto telefonico, però, fu la stessa Rai a ricevere una telefonata nella quale una ‘voce anonimà disse che il giorno della trasmissione io sarei stato ucciso». Alla fine di tutto, però, resta la storia di una ‘scomparsa-rapimentò caduta nell’oblio di un’archiviazione ‘per mancata identificazione dei responsabilì.