REGIONALI: DA 11-2 A 7-6, PDL STRAPPA IL LAZIO

29/03/2010 di

Il Campionato delle regionali lo vince il Pdl ma grazie alla squadra della
Lega che fa il pieno storico di voti (arriva quasi al 13%) e porta due dei suoi, Luca
Zaia e Roberto Cota alla guida di due regioni chiave del Nord, il Veneto e il
Piemonte ( per quest’ultima regione i dati si ricavano dalle proiezioni definitive).
Il centrodestra incassa anche il Lazio, e con la Lombardia, la Campania e la
Calabria insidia pesantemente il primato regionale del centrosinistra (da 11 a 2 si
passa a 7 a 6).

Amarezza nel Pd che fino all’ultimo ha tremato per la sorte della Bresso ma anche
per la Bonino. E alla fine di una interminabile maratona elettorale con un perenne
testa a testa sia nel Lazio sia nel Piemonte, che si è sbloccato solo a dati
ultimati, le due candidate ‘laichè del Pd sono state scalzate dai competitor del
centrodestra. C’e dunque un altro vincitore ‘occultò dietro la sfida delle regionali,
ed è il Vaticano che si è speso in prima persona con più di un appello elettorale a
favore delle candidature di ispirazione cattolica, e contro quelle ‘portatrici di
mortè. La volata a Renata Polverini nel Lazio, dunque, forse più che l’Udc di Casini,
l’ha data la Cei di Bagnasco. Idem per il Piemonte dove la pillola Ru 486 è stata
fatale per Mercedes Bresso. Tira un sospiro di sollievo il Pdl, stappa bottiglie di
spumante Umberto Bossi che già si sente «arbitro della situazione» ed è pronto a
capitalizzare la massa di voti padani; per le riforme e il federalismo, certo, ma
anche per rivendicare la golden share nella coalizione, comunque indebolita
elettoralmente sul versante Pdl, mentre il fronte finiano si lecca le ferite e
prepara la controffensiva interna, consapevole che la resa dei conti post-elettorale
potrà essere politicamente dolorosa.
Nel Pd si mastica amaro. L’illusione di una doppia vittoria nel Lazio e in Piemonte,
coltivata fino all’ultima proiezione, si è rivelata infine vana. Il centrosinistra ha
perso ben quattro regioni e si è verificata così la più pessimistica delle ipotesi in
campo. D’altra parte anche la sfolgorante vittoria di Nichi Vendola in Puglia, nata
sull’onda di uno scontro interno che ha infine indotto il Pd a ‘ripiegarè sul
candidato della sinistra, non si può considerare una vittoria a tutto tondo dei
Democratici. Si tratta pur sempre di un ‘outsider’. Soddisfatto a metà probabilmente
Pier Ferdinando Casini che potrà far valere con il Pdl il suo ruolo ‘determinantè
nella vittoria della Polverini, ma che ha fallito in qualche modo la prova d’amore
con il Pd di Bersani convinto che l’alleanza con l’Udc sarebbe stata vincente per il
Piemonte.
Per contro, Antonio Di Pietro, che si è rafforzato elettoralmente (è passato dall’1,5
delle regionali 2005 al quasi 8 di oggi) e ha potuto presentarsi a testa alta di
fronte al Pd, come forza politica ‘determinantè e di cui i democratici non possono
fare a meno in vista della costruzione di una forza alternativa di governo.
Unica consolazione per il Pd, la non esaltante prova elettorale del Pdl che scende
al suo minimo storico attestandosi al 26,7% (alle precedenti regionali 31,4, alle
politiche 2009 32,3). Anche il partito di Bersani, però non è certo schizzato verso
l’alto: si attesta al 25,9 (32,4 alle precedenti regionali, 26,6 alle ultime
politiche). Stazionario l’Udc che ottiene il 5,8, mentre l’Idv è al 6,9 (1,5
precedenti regionali, 7,8 alle politiche 2009. La Lega, come si è detto è salita al
12,7 (5,7 alle precedenti regionali, 11,3 alle politiche).