MALATTIE PROFESSIONALI, LATINA CONTA IL MINOR NUMERO DI CASI NEL LAZIO

18/11/2009 di

Sono oltre 1.300 i lavoratori del Lazio che soffrono di malattie professionali. A dirlo è
il Rapporto Annuale Inail per il 2008, presentato oggi nella sede regionale
dell’Istituto, che evidenzia anche le patologie da lavoro più frequenti: ipoacusie,
sordità, neoplasie da asbesto (amianto) e la silicosi.

Secondo il Rapporto, le malattie segnalate dalle aziende, nel periodo 2004- 2008 mostrano, a livello
nazionale, un incremento di oltre 2.000 casi di denunce (da 25.235 a 27.539).

Lo stesso fenomeno, seppure in piccolo, viene evidenziato nel Lazio, dove si è
passati da 1.206 casi di patologie professionali nel 2004, ai 1.326 del 2008. Il
Rapporto ricorda anche che nel quinquennio 2003-2007, sul territorio nazionale, vi è
stato un aumento del numero delle aziende (+ 188.022) con corrispondente aumento
della forza lavoro (+ 521.398 addetti). Nella regione Lazio, in controtendenza al
dato nazionale, a fronte di un incremento numerico di aziende (+ 29.756), si è
verificata una diminuzione di unità lavorative (- 52.458).

Le aziende che presentano un maggior numero di denunce di malattia professionale,
sono quelle dei trasporti (163), delle costruzioni (147) e dei servizi pubblici (81),
con un trend in aumento nel corso del quinquennio. La maggior parte dei casi si
registra per il settore industria e servizi (1.269), seguito dall’agricoltura (37) e
dai ‘dipendenti conto Statò (20). La provincia con il maggior numero di patologie è
quella di Roma (696), mentre il numero minore di casi, 107, si registra a Latina.

Secondo il Rapporto, i dati non riescono ad essere completamente esaustivi, in quanto permane un
cospicuo numero di denunce ‘non determinatè che, però, una volta inquadrate,
potrebbero essere distribuite nei vari settori con una conseguente variazione dei
valori.

E, secondo il Rapporto, tra le varie patologie ‘tabellatè (incluse cioè in una
tipologia precisa) denunciate e definite positivamente, si confermano al primo posto,
anche se con tendenza alla diminuzione, ancora le ipoacusie e la sordità. Sempre
presenti le neoplasie da asbesto (amianto), l’asbestosi e la silicosi. La parte del
leone, per le considerazioni già effettuate in premessa, è svolta dalle malattie non
‘tabellatè (ben 774 casi) .

 Non ancora pienamente radiografato, poi, il settore agricolo laziale, dove le
denunce di malattie professionali sono ancora poco presenti. Una conseguenza anche
della minor coscienza della tutela sociale da parte di una fascia di lavoratori
storicamente meno aperta al recepimento delle innovazioni legislative. Anche in
questo campo, comunque la prevalenza è data dalle malattie non ‘tabellatè (e ex-non
tabellate) con picco per le affezioni che coinvolgono l’apparato muscolo-scheletrico.

Tra i fenomeni emergenti, anche le denunce di malattie professionali da parte di lavoratori stranieri.
Nel 2008 nel settore industria e servizi sono stati denunciati nel Lazio 45 casi di
malattia professionale insorte nei lavoratori stranieri (2,54 % rispetto al totale
nazionale).

Tra le patologie denunciate dai lavoratori immigrati, dice l’Inail, prevalgono
l’ipoacusia, le patologie cutanee, le affezioni dei tendini e dei dischi
intervertebrali, nonchè le patologie respiratorie, senza sminuire l’importanza degli
altri numeri, riferibili, ad esempio, alle patologie tumorali. E nel Lazio, secondo
l’indagine, è evidente il fenomeno delle affezioni dei dischi intervertebrali che
rappresenta lo specchio del mondo del lavoro regionale, dove, in particolare nei
settori delle costruzioni, dei trasporti, della sanità, dei servizi alberghieri e di
ristorazione si ricorre sempre più spesso alla manodopera straniera.

Secondo l’indagine, comunque non vi sono sostanziali differenze di tipologia e di
prevalenza delle malattie professionali denunciate dagli immigrati rispetto a quelle
dei lavoratori italiani, e vi è un’omogeneità di distribuzione delle esposizioni a
rischio, a prescindere dalla nazionalità di origine delle risorse umane impiegate.