MARRAZZO, LE INTERCETTAZIONI: “QUEL VIDEO FRUTTERA’ TANTI SOLDI”

25/10/2009 di

Da un’intercettazione la prova che Piero Marrazzo era «sotto schiaffo» da parte dei quattro carabinieri poi accusati di averlo ricattato. «Quel video… quel video della nota personalità ce l’ho io, te lo porto a Milano, ci farà fruttare tanti soldi…». È una delle frasi captate dal Ros in una conversazione tra uno dei militari ora a Regina Coeli ed un intermediario che avrebbe dovuto aiutarlo a «piazzare» il filmato che ritrae il presidente della Regione Lazio in compagnia di un transessuale.


Un video, questo, di circa due minuti, acquisito agli atti, che sarebbe stato estratto da un girato più lungo di 20 minuti. Un video-breve che i carabinieri infedeli usavano come film promozionale per piazzare il filmato. Se per gli inquirenti non sembrano esserci dubbi sulle responsabilità dei quattro carabinieri detenuti, a vario titolo, per estorsione, violazione di domicilio, interferenza illecità nella vita privata, concussione, rapina, ricettazione, omessa denuncia e violazione della legge sugli stupefacenti, restano ancora molti aspetti da chiarire relativamente alla droga presente nell’appartamento e visibile nel video, ai soldi percepiti dai transessuali e alle telefonate arrivate anche all’utenza fissa dell’ufficio alla Regione Lazio.

Per quanto riguarda invece l’uso dell’auto di servizio da parte del presidente della Regione questo non costituisce un fatto penalmente rilevante. Era sua prerogativa, infatti, usare l’auto blu, il cui numero di targa appare nel filmato acquisito dalla procura, anche per motivi privati. Nei prossimi giorni gli investigatori dovrebbero avviare dunque una serie di accertamenti patrimoniali per stabilire se Marrazzo abbia consegnato soldi in contanti ai quattro militari, oltre ai tre assegni (come lui stesso ha ammesso ai magistrati) per il timore di essere ricattato. Non solo, le indagini potrebbero estendersi anche ai soldi percepiti dai transessuali. Gli investigatori intendono inoltre eseguire verifiche su un giro di telefonate arrivate ad un numero fisso della Regione Lazio. Si tratterebbe di chiamate effettuate da alcuni transessuali, ma va accertato se anche i carabinieri finiti in manette abbiano mai cercato di contattare il governatore del Lazio direttamente all’utenza del suo ufficio. Dopo la convalida dei fermi dei quattro indagati, Luciano Simeone, Antonio Tamburrino, Carlo Tagliente e Nicola Testini, da parte del gip Sante Spinaci, oggi è intervenuto l’avvocato Luca Petrucci, legale di Marrazzo. «Non esiste nessun secondo video», ha detto, con riferimento ad alcuni servizi giornalistici. «Tutto ciò che è accaduto, Piero Marrazzo, ormai privato cittadino e non uomo pubblico, lo ha raccontato alla magistratura e lo ha detto all’opinione pubblica». «Essendosi autosospeso – ha aggiunto il legale – Marrazzo è ora solo un privato cittadino che compare esclusivamente come parte offesa in un procedimento per fatti gravissimi. Come privato cittadino ora Marrazzo merita il rispetto della privacy e le sue vicende personali devono essere sottratte all’opinione pubblica».

PDL ATTACCA: VOTO SUBITO. Il Pdl attacca e chiede di andare subito alle urne. Il vice presidente della Regione Lazio Esterino Montino, ora reggente, li accusa di irresponsabilità istituzionale. Il caso giudiziario Marrazzo diventa guerra politica in vista di una campagna elettorale per le regionali del Lazio che si annuncia incandescente. Ad un giorno dall’annuncio dell’abbandono di Piero Marrazzo, e in pieno ‘primarie day’ del Pd, il centro destra pone infatti un veto pesante all’ipotesi di arrivare fino a marzo. E nel centrosinistra comincia a venire meno la sicurezza che l’istituto dell’impedimento, breve e motivato, possa condurre fino a gennaio, traguardo che poteva garantire le elezioni a marzo come previsto. Il problema, fanno rilevare dalla Regione, è più di tempi che tecnico: l’impedimento temporaneo, adducendo anche motivi di salute come lo stress, non si può procrastinare a lungo. E questo avvicinerebbe la data delle dimissioni e delle elezioni che dovranno avvenire a 90 giorni dalle dimissioni. Resta però lo scoglio del candidato per il centro sinistra – per altro anche il centro destra non ha ancora ufficializzato un candidato definitivo – fino a qualche giorno fa scontato. Ci vuole un nome forte e di garanzia, quindi già sufficientemente popolare e in grado di gettarsi in una mischia dall’esito incerto dopo la bufera che ha travolto il governatore. I nomi sul tappeto sono quelli dei big del Pd: tra questi l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni, ma anche David Sassoli, Giovanna Melandri, Roberto Morassut e Ignazio Marino. Fuori della rosa di papabili, dichiaratamente, Nicola Zingaretti ed Enrico Gasbarra. C’è del resto anche da attendere l’esito delle primarie, e la scelta spetterà al nuovo vertice del partito. Dal canto suo il centro destra fa sapere che non lascerà spazio ad escamotage che durino più di qualche settimana. Il sindaco Gianni Alemanno dice no «ad una Regione a mezzo servizio» e in una nota congiunta, i capigruppo parlamentari del Pdl Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto chiedono che si vada subito alle urne« per evitare quelli che definiscono »trucchi illegali«. Anzi Gasparri si dice pronto a denunciare il medico che firmerà il certificato che renderà possibile la sospensione per impedimento. Rincara la dose il ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto per il quale l’ autosospensione, »non prevista dallo statuto della Regione Lazio pone fuori dal perimetro della normativa ed espone la Regione a potenziali illegittimità«. Spetta al il vice presidente e ora ‘reggentè della Regione Esterino Montino replicare al Pdl. »La Regione Lazio è nel pieno delle sue funzioni istituzionali e amministrative«, spiega Montino. »Un fatto positivo anche per il Comune di Roma«. E accusa il Pdl di irresponsabilità perchè »bloccare la macchina amministrativa significherebbe fermare leggi importanti come quella del reddito minimo garantito, ritardare il piano di rientro e il trasferimento di fondi e anche non approvare il bilancio di previsione«.