PRIMO MAGGIO: OLTRE CENTO MORTI AL MESE SU LAVORO
Oltre cento morti al mese, più di 1.300 in un anno: nel 2006 per la prima volta dopo anni gli infortuni mortali sul lavoro sono tornati a crescere nonostante il calo degli incidenti complessivi e per il 2007 la tendenza alla crescita dei casi mortali sembra confermata.
Domani la cerimonia della Presidenza della Repubblica per celebrare il primo maggio sarà dedicata proprio alla sicurezza e al ricordo di chi sul lavoro ha perso la vita.
Nel 2006 – secondo le stime provvisorie dell’Inail – gli incidenti complessivi denunciati sono stati 928.000 mentre i casi mortali sono stati 1.280. Un numero quest’ultimo – avverte l’Istituto – superiore ai 1.265 del 2005 e destinato ancora a crescere visto che per rilevare un decesso sul lavoro ci sono 180 giorni dalla data dell’evento, probabilmente oltre i 1.300 casi. «Questi dati sono ancora provvisori – ha detto il ministro del Lavoro Cesare Damiano nel corso di un intervento a Sky Tg24 – ma sappiamo che nei primi sei mesi del 2006, periodo per il quale i dati sono stabilizzati, gli incidenti mortali sul lavoro sono aumentati del 15% rispetto allo stesso periodo del 2005».
L’Inail sottolinea che l’andamento degli infortuni deve tenere conto anche della crescita dell’occupazione e che sui lavoratori complessivi l’incidenza degli infortuni è calata dal 2002 in poi, sia per quelli leggeri sia per quelli mortali. Se nel 2005 si sono registrati 41,66 incidenti ogni 1.000 occupati il numero è sceso a 40,37 nel 2006.
Per gli infortuni mortali, nonostante l’aumento in termini reali, in percentuale si è passati da 0,0561 casi ogni mille occupati nel 2005 a 0,0557 casi nel 2006. Se poi si considera un periodo di tempo più ampio (dal 2002 al 2006) si registra un calo del 6% degli incidenti complessivi e del 10% dei casi mortali. Oltre un terzo degli infortuni mortali del 2006 si è registrato nelle regioni Padane (230 in Lombardia contro i 191 del 2005, 119 in Emilia Romagna e 116 in Veneto) anche se il fenomeno va letto in termini relativi tenendo conto che queste sono le aree a maggior tasso occupazionale. Il settore più pericoloso resta quello delle costruzioni con 282 incidenti mortali (su 98.149 infortuni complessivi) mentre l’industria manifatturiera segna 266 casi mortali.
Cala il numero degli incidenti mortali nei trasporti con 158 casi contro i 179 del 2005. Gli infortuni mortali in itinere, quelli che si verificano nel tragitto casa lavoro, nel 2006 sono stati 255. Se si considerano infine i tassi infortunistici in Italia rispetto ai paesi europei si vede come, escludendo gli incidenti in itinere (quelli che avvengono andando o tornando dal lavoro) l’Italia risulta nella media Ue a 15 con 2,5 infortuni mortali ogni 100.000 occupati (dati 2004). I paesi più virtuosi risultano essere la Svezia (1 morto ogni 100.000 occupati), la Danimarca (1,1) e il Regno Unito (1,4), mentre quelli con la frequenza di incidenti mortali più alta sono il Portogallo (6,7), l’Austria (5,3) e la Spagna (3,7).(ANSA).