RAGAZZA UCCISA: ROMENE INCASTRATE COME A CHI L’HA VISTO

30/04/2007 di
Un’indagine da manuale, ma anche lo spirito d’osservazione nutrito da tanta tv di una signora di Tolentino hanno consentito di arrestare ieri, all’uscita da un centro commerciale della cittadina marchigiana, le due romene accusate dell’omicidio di Vanessa Russo, trafitta con la punta di un ombrello nella metropolitana di Roma.

 
Un doppio arresto dai ritmi di ‘Chi l’ha vistò, con tanto di telefonata in tempo reale al 112 da parte della testimone: «Venite, ci sono due ragazze uguali a quelle dei filmati in televisione che sfogliano un giornale al bar, un giornale che parla di loro».
 
Erano le 16:30 quando la chiamata è giunta al centralino della Compagnia, guidata dal col. Eugenio Nicola Stangarone, e non si è perso tempo. In pochi minuti due pattuglie dell’Arma sono arrivate davanti all’ingresso del centro commerciale ‘La Rancià, e per Doina Matei, 21 anni, la sua complice diciassettenne e l’uomo conosciuto tempo addietro in un night della zona, e che aveva coperto la loro latitanza, è stata la fine. Tutti in manette (lui accusato favoreggiamento) e tutti in Caserma a Macerata, dove poco dopo è
arrivato il pm di turno in procura.

 A Tolentino vive, pare, la madre di una delle due assassine, e qui, in questa zona tranquilla delle Marche – capannoni industriali (la Frau, Nazzareno Gabrielli e non solo) alternati a campi agricoli che la gente ancora coltiva – le due prostitute speravano forse di passare inosservate. Errore imperdonabile, perchè è proprio in una provincia così che la gente osserva, non si fa i fatti propri, anche perchè vive un pò la vita la vita degli altri. A volte anche le tragedie, gli orrori, come la fine assurda di Vanessa Russo. E, soprattutto, collabora con le forze di polizia, senza timori, anzi, con un certo protagonismo positivo. E quelle due ragazze pallide e slanciate dell’est, che al bar del City-per leggevano un quotidiano che raccontava di loro, del delitto orrendo che
avevano commesso a chilometri di distanza, non potevano certo passare inosservate.
 
La signora le ha riconosciute, e il resto è venuto da sè.  Doina e la minorenne che la seguiva come un’ombra conoscevano bene le Marche. A fare le
badanti, come tante connazionali, non ci pensavano proprio, e avevano preferito esibirsi come entreneuse in un night di queste parti. Uno dei tanti locali senza pretese frequentati da artigiani, piccoli imprenditori, operai, a volte anche stranieri. Forse in quel posto si erano prostituite – come avrebbero continuato a fare anche nel Lazio -, e lì avevano incontrato l’uomo, con documenti argentini, che ha dato loro un rifugio. In un casolare di Contrada Cisterna, vicino ad un salumificio, quasi in campagna. Nè lui nè le
ragazze dell’Est stasera ci torneranno a dormire. (ANSA)