Morto Andreotti, ombre ed elogi per lo statista

07/05/2013 di

Addio a Giulio Andreotti. A 94 anni muore il più longevo e blasonato dei politici italiani. Sette volte presidente del Consiglio. Uno dei leader democristiani più votati. Il Divo Giulio per gli estimatori, Belzebù per i detrattori. Da tempo malato, Andreotti si è spento alle 12.25 nella sua casa romana. E l’Italia si è fermata a ricordarne luci e ombre, a raccontarne la storia, a citare i suoi fulminanti aforismi.

“A parte le guerre puniche, mi attribuiscono di tutto”, ha detto una volta Andreotti. “Giudicherà la storia«, dice oggi Giorgio Napolitano. Domani, l’ultimo saluto. In forma privata, secondo le sue volontà. Dall’amatissima abitazione di corso Vittorio a Roma, dove è stata allestita la camera ardente, la salma di Andreotti sarà portata nel pomeriggio di domani alla Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, per le esequie. »Protagonista della democrazia italiana, ininterrottamente presente nelle istituzioni, con lui se ne va un attore di primissimo piano di oltre sessant’anni di vita pubblica nazionale«, scrive il presidente del Consiglio Enrico Letta, nell’esprimere alla famiglia Andreotti le sentite condoglianze di tutto il governo. Si fermano a ricordare il senatore a vita entrambe le Camere. Partecipano al minuto di silenzio anche i 5 Stelle: le loro proteste all’inizio della commemorazione di Palazzo Madama erano sembrate voler rompere l’unanimità del cordoglio e invece, precisano, erano legate ai lavori d’Aula. Ci sono ombre nella carriera politica del Divo Giulio, culminate nei processi giudiziari. Quelle ombre sono evocate in gran parte dei messaggi di cordoglio, accanto all’esaltazione della caratura dello statista. Ma il giudizio spetta adesso alla storia, sottolineano in molti. Primo fra tutti il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, avversario di un tempo, che nel messaggio di vicinanza alla famiglia dello statista afferma: »Sulla sua lunga esperienza di vita e sull’opera da lui prestata in molteplici forme, potranno esprimersi valutazioni approfondite e compiute solo in sede di giudizio storico«. Intanto, la notizia della morte di Andreotti fa il giro del mondo. E la sua figura viene ricordata anche dai leader stranieri. »Era un amico del popolo ebraico. Saremo eternamente grati per il suo ruolo nel salvataggio della comunità ebraica in Libia«, dichiara il capo dello stato israeliano Shimon Peres. L’ambasciatore David Thorne lo ricorda come amico degli Stati Uniti. »Leader discusso ma brillante, ha rafforzato l’Italia in Ue«, dice il presidente dell’Europarlamento Schulz. Andreotti viene ricordato dal capitano della ‘suà Roma Francesco Totti e da chi gli è stato più vicino in politica, come Paolo Cirino Pomicino: »Perdo un amico e un maestro di vita«. Mentre Ciriaco De Mita sottolinea che »il dissidio, anche profondo« che li vide contrapposti nella Dc, »è stato sempre di natura politica e mai di carattere personale«. Romano Prodi ne ricorda la caratura da »statista«. Massimo D’Alema parla di un »leader molto discusso« ma di cui »non si può negare« l’apertura al dialogo con le altre forze politiche. »Ha attraversato tutto e si sottopone a un giudizio che non può essere solo fiori ma anche qualche spina«, ammette Pier Ferdinando Casini. »Per lui la mediazione andava esercitata con tutti – lo difende Fabrizio Cicchitto – dal Pci agli alleati politici fino anche alla mafia tradizionale, mentre condusse una lotta senza quartiere contro quella corleonese«. Ma Silvio Berlusconi stigmatizza la »forma lotta indegna di un paese civile« che contro di lui ha fatto la sinistra. E mentre il web si scatena in critiche verso ‘Belzebu», sono invece composti anche i messaggi dei politici più critici verso Andreotti, come Di Pietro, Ingroia e anche il M5S, che con Giulia Sarti scrive: «È morto il condannato prescritto per mafia». Definitivo Oliviero Diliberto: «Era un avversario di livello, oggi i nostri avversari sono degli omuncoli, come d’altro canto anche noi».