Miriam Mafai, nei suoi saggi 50 anni di storia

10/04/2012 di

L’evoluzione della società e della condizione femminile, le grandi battaglie, dal divorzio all’aborto ai referendum, i meriti, ma anche gli errori e le difficoltà della sinistra in cui ha sempre militato, la crisi politica e istituzionale che travaglia l’Italia: non c’è forse aspetto dell’ultimo mezzo secolo di storia del Paese che sia sfuggito allo sguardo attento, lucido, appassionato, anticonformista di Miriam Mafai, scomparsa ieri a Roma a 86 anni.

Un’analisi che, accanto all’attività giornalistica, è stata linfa vitale per un’ampia produzione saggistica. L’esordio con ‘Roma cento anni fà (Il Rinnovamento, 1973), raccolta dei grandi servizi per Paese Sera, poi le biografie di Riccardo Lombardi (‘Lombardì, Feltrinelli 1976) e di Pietro Secchia (L’uomo che sognava la lotta armata, Rizzoli 1984).

Se nell’Apprendistato della politica. Le donne italiane nel dopoguerra (Editori Riuniti 1979) racconta l’impegno politico al femminile, con Pane nero (Mondadori 1987) ricostruisce la vita quotidiana di quell’esercito di madri, mogli, ragazze, operaie, mondine, borghesi e principesse, ebree e gentili, fasciste, partigiane e borsare nere che vissero gli anni della seconda guerra mondiale, spesso balzando al ruolo di capofamiglia e di uniche vincitrici del conflitto perduto.

Un percorso doloroso, ma anche rivelatore di possibilità sconosciute, di cosciente assunzione di responsabilità, di un nuovo modo di essere donna e persona. Ancora donne in primo piano nelle interviste sul femminismo raccolte ne Il morso della mela (con Ginevra Conti Odorisio e Gianna Schelotto, Calice 1993) e nelle Donne italiane – Il chi è del ‘900 (Rizzoli 1993), raccolta di profili di scienziate, sciatrici, cicliste, ingegneri, galleriste, editrici, partigiane, attrici, scrittrici, cantanti con l’obiettivo di «fare il punto su ‘cosa siamò – spiegava – nel momento in cui la donna italiana affronta l’entrata nell’Europa». Nel 1996, proprio mentre la sinistra, dopo le elezioni del 21 aprile, arriva al governo del paese, Mafai firma Botteghe Oscure addio – Come eravamo comunisti (Mondadori), in cui racconta il sogno di governare, a lungo inseguito nelle stanze dello storico palazzo, e l’organizzazione ferrea che c’era dietro, la dedizione totale al partito e ai suoi obiettivi, in base a una concezione della politica desueta che ha accompagnato ai meriti drammi e tragedie, collettive e private.

Per la giornalista è anche arrivato il momento di fare i conti con la figura e l’opera di Enrico Berlinguer: nello stesso anno esce per Donzelli Dimenticare Berlinguer – La sinistra italiana e la tradizione comunista, in cui Mafai, che della stagione del compromesso storico è stata attenta testimone, rivisita quegli anni, quelle teorie, quella personalità carismatica, per mostrarne grandezze e responsabilità.

Escono poi ‘Il sorpasso. Gli straordinari anni del miracolo economicò (Mondadori 1997), e ancora Il silenzio dei comunisti (con Vittorio Foa e Alfredo Reichlin, Einaudi 2002). Infine Diario italiano 1976-2006 (Laterza 2006), che raccoglie gli articoli scritti in trent’anni su Repubblica, «un diario personale, ma anche un diario ‘italianò, di coloro che hanno attraversato questi anni con le stesse speranze, curiosità, emozioni, indignazioni, delusioni alle quali ho dato voce, o tentato di dare voce, con i miei articoli», spiega Mafai. Una galleria di foto di «uomini e donne che, con il loro carico di sogni e ambizioni furono, magari per un giorno soltanto, protagonisti della storia o della cronaca».