Crisi di coppia, nel 20% dei casi è colpa di Facebook

03/01/2012 di
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Il tradimento prende le mosse dalla Rete e nasce sempre più spesso sotto forma di bit. Sul banco degli imputati finiscono i social network: «anche in Italia i sono diventati una delle cause più frequenti di infedeltà coniugale e di separazioni/divorzi».

A fotografare il fenomeno è l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani (Ami) e autore del saggio “I Perplessi Sposi”.

I numeri la dicono lunga: «nel nostro Paese almeno il 20% delle crisi coniugali che arrivano in Tribunale – fa i conti il presidente dell’Ami – sono causate da Facebook (80% del totale) e da Twitter (20%). Si tratta di un fenomeno denunciato l’anno scorso dall’associazione dei matrimonialisti degli Usa e confermato dall’Ami. Le infedeltà riguardano coppie di tutte le età, anche quelle sposate da trent’anni e più. Facebook è virtuale solo all’inizio del rapporto ma è poi occasione di incontri veri e propri (secondo il Centro Studi dell’Ami, il 70% si trasformano in scappatelle, il 30% diventano storie durature e parallele)».

Spesso in Tribunale sono portate le prove di messaggi compromettenti scambiati sui social network. Ed è fiorente, assicura Gassani, il commercio di software per risalire alla password del coniuge iscritto su Facebook o Twitter. Anche il tradimento virtuale può essere causa di divorzio e di addebito. «Nel sud si tradisce su Facebook come nel nord – conclude il presidente dell’Ami – e questa è un’altra novità interessante».

LA LISTA DEI MALI DI FACEBOOK. Fa prendere voti più bassi a scuola, come ha scoperto una ricerca dell’università dell’Ohio, è un veicolo per stalker e malintenzionati vari, avvertono pediatri ed esperti, è responsabile di litigi e incomprensioni che mettono alla prova i rapporti di amicizia più stretti. La lista dei mali di Facebook è lunga quasi quanto quella dei suoi successi, ma almeno in un campo la responsabilità del social network comincia ad
essere suffragata anche dai dati: come conferma una ricerca del sito britannico Divorce-Online sono sempre di più le coppie che divorziano proprio a causa di post e foto pubblicati, tanto che in Gran Bretagna la creatura di Mark Zuckerberg è ormai citata in un terzo dei casi.

Lo studio, che conferma i numeri trovati da ricerche analoghe negli Usa, si basa su un campione di 5 mila richieste arrivate al sito, specializzato nella fornitura di servizi in questo campo, e punta il dito quasi esclusivamente su Facebook, visto che altri social network come Twitter arrivano a malapena allo 0,4% del campione, ben lontano dal 33,3% del principale accusato. Tre sono i comportamenti più comuni usati come prova: messaggi ‘inappropriatì mandati a persone dell’altro sesso, commenti maligni postati sul proprio partner, soprattutto nel caso di coppie separate, e
‘soffiatè sul comportamento del marito o della moglie fatte da amici di Facebook. Tra i rischi citati c’è anche una delle funzioni più caratteristiche, quella di ritrovare vecchie ‘fiammè o comunque persone che non si vedeva da tempo, con cui è più facile iniziare una relazione: «Facebook Š diventato il mezzo primario di comunicazione – spiegano gli autori della ricerca, eseguita su un campione di 5.000 richieste – ed è il posto più facile dove avere un’avventura extraconiugale. Le persone devono stare più attente a quello che scrivono, anche perch‚ le corti stanno iniziando a usare i post come fonte di prova».

A confermare il ‘poterè del social network c’è anche una decisione di una corte del Connecticut, che ha obbligato marito e moglie che stavano divorziando a fornire alla controparte le rispettive password, mentre nel 2009, proprio in Gran Bretagna, un uomo ha sparato alla moglie dopo che questa aveva cambiato il suo status in ‘liberà dopo una lite. In futuro, avvertono gli autori della ricerca britannica, la cifra dei divorzi per social network è destinata ad aumentare: due anni fa erano solo il 20%, e di questo passo diventeranno la maggioranza entro il 2015.