Turiste italiane a New York: “Uragano? Solo vento e pioggia”

29/08/2011 di

La notte è passata. La notte in cui si temeva il peggio per l’arrivo dell’uragano, a Smith Street, nel cuore di Brooklyn, è stata «una notte qualsiasi». Natalia e Velentina, due giovani turiste italiane a New York per vacanza, quasi non ci credono. «Solo vento e pioggia – riferiscono – e un grande spavento. Peccato che per la tensione non siamo riuscite a dormire neanche un’ora».

L’allarme-Irene per loro è durato 36 ore, da venerdì pomeriggio, quando il suo arrivo è diventata una certezza. «Da allora – raccontano – non abbiamo vissuto più e il nostro viaggio si è trasformato in una terribile odissea». «Non avevamo idea di cosa fosse un uragano e, incollate alle tv, abbiamo seguito tutte le indicazioni istituzionali – dicono – abbiamo fatto le file al supermercato per le scorte di cibo, acqua, pile elettriche e candele, abbiamo preparato lo zaino di emergenza, abbiamo cercato per quanto possibile di tranquillizzare i nostri genitori oltreoceano, anche se le prime ad essere terrorizzate eravamo noi. I media, soprattutto quelli italiani, prospettavano scenari apocalittici – proseguono -, si diceva che la città era impreparata all’uragano e dovevamo aspettarci il peggio. Quale fosse questo ‘peggiò, poi, non era chiaro». Stamattina il racconto di terrore stride con il panorama che a mezzogiorno si scorge da casa loro. Nella domenica nera, in cui Irene sarebbe dovuta esplodere con tutta la sua forza, nel miniappartamento di Smith Street (classificata ‘zona biancà, ovvero non soggetta ad evacuazione) di tanto in tanto filtrano raggi di sole, non piove e si vedono persone in tenuta da jogging che passeggiano tranquillamente. Qui, allagamenti e black out sono lontani anni luce e le uniche tracce della tempesta sono le finestre bardate con croci di nastro adesivo, le taniche d’acqua accumulate per terra, i due zainetti pronti per la fuga.

«Gli ultimi tre giorni sono stati davvero surreali – concludono Natalia e Valentina -. Da un lato c’erano le comunicazioni istituzionali per prepararsi ad affrontare la calamità, dall’altro le notizie riportate da alcuni media che, soprattutto in Italia, secondo noi hanno solo alimentato il panico. Tra quello che abbiamo vissuto e quello che abbiamo letto c’è un abisso, ma la cosa più importante, ora, è che il peggio e passato. Il nostro più grande desiderio è tornare a casa».