Sul web una falsa identità costa 250 euro

04/07/2011 di

Crearsi una nuova identità costa poco più di 250 euro e per farlo basta ricercare i siti internet dedicati alla compravendita di documenti falsi sui normali motori di ricerca. CPP, multinazionale specializzata nella tutela dei dati personali e delle carte di credito, ha condotto una ricerca sul fenomeno del furto di identità ricostruendo il percorso che fanno i dati personali una volta sottratti ai legittimi titolari tramite truffe e raggiri. Secondo quanto rilevato da CPP, per acquistare una patente di guida «falsa» si possono pagare dai 46 ai 200 euro. Risulta mediamente meno costoso (23 euro) comprare un «foglio rosa» per motocicli, mentre ancora di meno si paga per un permesso di lavoro europeo, quotato da alcuni siti criminali solo 11 euro. Chi volesse acquistare gli estremi di un conto corrente bancario e una falsa intestazione di fatture dei principali servizi pubblici essenziali (acqua, luce e gas), dovrebbe sborsare 184 euro circa.

«I prezzi rilevati nella nostra ricerca – commenta Walter Bruschi, amministratore delegato di CPP Italia – possono ovviamente subire variazioni, a seconda del »venditore« o dell’area geografica in cui si svolge la vendita: le organizzazioni criminali statunitensi, ad esempio, praticano dei prezzi mediamente più bassi di quelle europee. E non è detto che a un prezzo inferiore corrisponda una peggiore qualità del documento contraffatto». «Quanto abbiamo visto – prosegue Bruschi – è preoccupante. A essere messe in vendita non sono solo identità immaginarie, ma soprattutto i dati personali e finanziari di individui realmente esistenti. Chi entrasse in possesso degli estremi del nostro conto corrente bancario e delle altre informazioni personali potrebbe concludere contratti a nostro nome o richiedere finanziamenti per effettuare acquisti, ovviamente a nostre spese».

«I problemi legati al furto di identità – spiega ancora il manager di CPP Italia – non si esauriscono al semplice danno economico iniziale. Dimostrare la propria estraneità agli atti compiuti a nostro nome da un truffatore e cancellarne gli eventuali effetti negativi, può richiedere l’avvio di complesse procedure che richiedono l’intervento di professionisti. In ogni caso, dobbiamo sempre mettere in conto una notevole perdita di tempo». Un altro filone della ricerca condotta da CPP evidenzia come molto spesso sia il nostro comportamento incauto a favorire il lavoro dei ladri di identità. Gli italiani, infatti, tendono, un pò troppo disinvoltamente a lasciare in rete i propri dati personali. L’82,5%, degli intervistati, ad esempio, rilascia online il proprio nome e cognome. Il 59% mette anche la data di nascita, il 48% anche il proprio indirizzo e il 33% anche il proprio numero di cellulare. «Questi comportamenti – conclude Bruschi – sono spesso necessari per accedere all’internet banking o per fare acquisti on line. Ovviamente non si deve rinunciare a questi servizi ma è importante prestare la massima attenzione all’attendibilità di chi ci richiede le informazioni. E sui social network, poi, meglio in assoluto non pubblicare troppe informazioni personali: non si sa mai chi, dall’altro lato dello schermo, potrebbe venirne in possesso».