Alberto Moravia e l’America, un’attrazione fatale

19/05/2011 di

Non poteva che essere di grande curiosità, come per tutte le cose della vita, il rapporto tra ‘Alberto Moravia e l’Americà di cui si parlerà, per la prima volta approfonditamente in Italia, in un convegno internazionale, da domani al 21 maggio alla John Cabot University di Roma, con interventi fra gli altri di Dacia Maraini, Furio Colombo e Renè de Cecatty, quest’ultimo autore de ‘La biografia di Alberto Moravià (Bompiani, 2010).

Moravia, dice all’ANSA Furio Colombo, aveva »un’attrazione fatale verso l’America anche perchè l’America aveva attrazione per lui. Lo trovavi nelle librerie americane, nelle università, nei centri culturali. Questo rapporto era reciproco«. Moravia, continua Colombo, »andava spesso e volentieri in America, si interessava della vita americana. Era anche vivissimamente critico ma solo su fatti specifici«. L’interesse di Moravia per la letteratura americana era nato leggendo in gioventù i classici pubblicati dalla Biblioteca Viesseux. Il primo viaggio negli Usa dell’autore de ‘Gli indifferentì è nel 1935 per tenere, invitato da Giuseppe Prezzolini, allora direttore della Casa Italiana della Columbia University di New York, alcune conferenze sul romanzo italiano. Agli Stati Uniti Moravia dedicherà poi una serie di reportage per Il Corriere della sera e l’Espresso in cui dice che gli Stati Uniti »potranno forse essere il Paese del futuro«.

»Appartengo alla stessa generazione di Moravia e la vedo nello stesso modo. Il dopoguerra, la liberazione americana«, dice Furio Colombo. Oltre a Moravia, i grandi autori amati in Usa sono »Luigi Barzini, Italo Calvino, Umberto Eco, Dario Fo, ma immagino – dice Colombo – che anche scrittori come Niccolò Ammaniti non avranno difficoltà ad essere riconosciuti in futuro. Roberto Saviano è già un successo giovane negli Stati Uniti di oggi«. Lo sguardo di Moravia sulla vita e sulla società americana rispondeva anche al suo modo di vedere la politica che »per lui – spiega Colombo – è sempre stata solo un fatto morale. Le sue due grandi ossessioni erano, in generale, la pace e la liberazione dall’incubo atomico«. ‘Alberto Moravia e l’Americà, organizzato dall’Associazione Fondo Alberto Moravia, Association of American College and University Programs in Italy e John Cabot University, con il sostegno dell’assessorato alle Politiche Culturali di Roma Capitale, approfondirà anche il rapporto dello scrittore con il cinema, con il fascismo nella critica italiana e americana e l’epistolario con la zia Amelia Pincherle Rosselli. Ma, oltre a far scoprire aspetti in parte inesplorati di Moravia, i tre giorni dedicati allo scrittore, morto il 26 settembre del 1990, colmano l’assenza di attenzione che gli è stata riservata in questi ultimi anni. »Abbiamo – dice Colombo – una tale discontinuità comunicativa nel mondo culturale che questo può accadere. Oggi le pagine culturali dei giornali sono molto occasionali. Scoprono di colpo un fenomeno e poi non se ne parla più. C’è una parola americana che non si può tradurre, serendipity, che rende bene questa situazione e che potremmo riassumere con curiosità occasionali. Ecco, le vetrine delle pagine culturali sono fatte di curiosità occasionali e questo spiega perchè c’è poco Moravia. Va così, magari tra dieci giorni o mesi sarà di nuovo fulcro e riferimento dell’impegno critico e della riscoperta«.