Tumori, quel codice nascosto da decifrare
C’è un intero mondo parallelo, fatto di materiale genetico finora trascurato, che potrebbe essere fondamentale per capire i meccanismi alla base dei tumori. A decifrarne il ‘codicè, e ad iniziare a scrivere la nuova biologia che c’è dietro, è stato Pier Paolo Pandolfi, direttore del Centro per la ricerca sul cancro alla Harvard Medical School di Boston, che oggi ha esposto le sue teorie durante una lezione all’Istituto Regina Elena di Roma. «Finora abbiamo studiato in maniera maniacale solo il 2% del genoma, quello che codifica le proteine – spiega Pandolfi – ma anche quel 50% che è tradotto in molecole di Rna e che però non viene trascritto in proteine ha una sua funzione, ed è fondamentale per capire ad esempio tutte le mutazioni causate dai tumori alle cellule». La scoperta fondamentale fatta da Pandolfi e dal suo gruppo di lavoro è che tutte le molecole di Rna, sia quelle che codificano proteine sia le altre, sono in grado di comunicare tra loro, influenzandosi a vicenda. Le ‘letterè usate in questo codice sono le molecole di microRna, che legandosi agli Rna più grandi li ‘spengonò: «I tipi di microRna sono limitati – spiega Pandolfi – quindi più Rna lunghi sono regolati dagli stessi Rna ‘cortì. Questo vuol dire ad esempio che se un gene viene sovraespresso, ad esempio a causa di un tumore, il suo effetto si sentirà anche su altri geni ‘Avatar’». Un esempio studiato in questo momento da Pandolfi è il gene Pten, uno degli oncosoppressori più ‘famosì. L«avatar’ di Pten, uno pseudogene molto simile che però non codifica delle proteine, è in grado di modificare l’espressione di quello ‘principalè: »Ognuno di questi frammenti di materiale genetico che era considerato spazzatura ha in realtà una funzione – spiega l’oncologo, che ha appena ricevuto il premio 2011 della Fondazione Alessio Pezcoller per la ricerca internazionale sul cancro – questo aggiunge ai geni che già studiamo altri 20mila pseudogeni, più migliaia di frammenti di Rna lunghi di cui non si conosce l’utilità. Il vocabolario per scoprirne le funzioni sta proprio nelle ‘letterè di microRna, ed è già possibile solo con la bioinformatica prevedere quali sono i frammenti che comunicano tra loro. Stiamo riscrivendo una nuova biologia«. Questi studi, che sono fondamentali per capire meglio come funzionano i tumori a livello generico, saranno utili anche in molte altre aree della medicina: »È un lavoro enorme, che richiede risorse grandissime. Alcune prime applicazioni sono già in sperimentazione – spiega Pandolfi – ad esempio una compagnia danese utilizza un farmaco per bloccare il microRna necessario al virus dell’epatite C«.