Ecco come ho vissuto con tre cuori diversi
«Ho avuto paura prima dell’intervento ma poi quando ho aperto gli occhi ho pensato che era tutto passato». Sono le prime parole di Giuseppe, quarantenne romano nel cui torace sono passati, di fatto, tre cuori che l’hanno restituito alla vita: il suo, un cuore artificiale totale impiantato oltre due anni fa e un terzo cuore ricevuto il 23 marzo scorso da un donatore. Giuseppe, sposato e padre di un figlio è stato il primo paziente in Italia ad esser sottoposto ad un trapianto di cuore da donatore servito per sostituire il cuore artificiale totale.
Il trapianto è stato effettuato nella Cardiochirurgia dell’ospedale San Camillo di Roma dal professor Francesco Musumeci, Direttore della Cardiochirurgia e del Centro Trapianti di cuore e dalla sua equipe. L’intervento «è durato 5-6 ore – afferma Musumeci – e dopo il paziente è rimasto per circa 15 giorni in Terapia Intensiva». Oggi Giuseppe è in piedi, accanto a lui la moglie. Sarà dimesso domani dall’ospedale, dopo una degenza lunga poco più di un mese e ha un desiderio: «prendere tutta la famiglia e fare un viaggio in macchina».
Non ha ancora pensato alla meta ma ci tiene a fara sapere di essere «un tipo da station wagon». «Nei primi giorni dopo l’intervento – aggiunge Giuseppe – quasi sentivo la mancanza dell’attrezzatura del cuore artificiale, la usavo quasi come se fosse un bastone ma farò presto ad abituarmi alla sua assenza». L’apparecchiatura necessaria a cui l’uomo è stato collegato per due anni e otto mesi prevedeva una sorta di carrello, in principio e poi di uno zainetto in cui era contenuto un compressore necessario al funzionamento del cuore artificiale.
Giuseppe soffriva di cardiomiopatia dilatativa idiotapita, una patologia per la quale «tutto il cuore si dilata – sottolinea il professor Antonio Menichetti, primario della Terapia Intensiva della Cardiochirurgia dell’ospedale romano – e uno o entrambi venticoli non sono più in grado di assicurare il necessario apporto di sangue». I pazienti che soffrono di cardiomiopatia dilatativa idiotapita «entrano ed escono dagli ospedali – aggiunge Menichetti – in attesa che arrivi un cuore da un donatore. Intanto con l’impianto di un organo artificiale si permette ai pazienti di avvicinarsi al trapianto con gli altri organi in buone condizioni».