Facebook, rubati i dati di 50 milioni di utenti per la campagna elettorale
Bufera su Facebook sulle due sponde dell’Atlantico. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna chiedono risposte all’amministratore delegato Mark Zuckerberg sul caso di Cambridge Analytica, la società di dati che ha aiutato Donald Trump nelle lezioni del 2016 e ha giocato un ruolo importante nel voto sulla Brexit. Al social media viene chiesto di fare luce e di dire esattamente cosa sapesse sul furto di dati di 50 milioni di americani, usati poi per spot politici mirati e per influenzare gli elettori.
Facebook ha oscurato Cambridge Analytica venerdì scorso, tre anni dopo aver scoperto che aveva infranto le regole del social network acquistando illegalmente i dati raccolti dall’app thisisyourdigitallife, messa a punta dall’accademico russo-americano Aleksandr Kogan. E su questi anni è concentrata l’attenzione di parlamentari e senatori americani e britannici, ai quali non sembra andare giù la spiegazione offerta dal social media, ovvero di aver ricevuto assicurazioni nel 2015 sul fatto che i dati erano stati cancellati.
Non è la prima volta che su Facebook si scatena una bufera per il suo ruolo “politico”. È però la prima volta che gli attacchi vanno direttamente al suo amministratore delegato che, in passato, si è impegnato pubblicamente a «riparare Facebook», guadagnandosi il soprannome di Mr Fix.
«La smetta di nascondersi dietro la sua pagina Facebook», tuona il parlamentare britannico Damian Collins, che guida le indagini sulle interferenze politiche nell’ambito delle quali funzionari di Cambridge Analytica e Facebook sono stati sentiti.
«Scriverò a Zuckerberg e gli chiederò di comparire, o di far comparire un altro manager, davanti alla commissione» che si occupa delle indagini, spiega. Collins accusa anche l’amministratore delegato di Cambridge Analytica, Alexander Nix, di aver «deliberatamente» mentito davanti alla sua commissione il mese scorso, quando ha dichiarato che la sua società non aveva usato dati Facebook.
Nix però respinge le critiche: «Abbiamo cancellato i dati Facebook quando siamo stati avvertiti di una possibile violazione delle regole del social media». Dello stesso tenore di Collins anche la senatrice democratica americana Amy Klobuchar. «Zuckerberg deve essere sentito dalla commissione giudiziaria del Senato su cosa Facebook sapesse esattamente» perché è ormai «chiaro che queste piattaforme non sono in grado di vigilare da sole».
Critico anche il senatore repubblicano Marco Rubio: «Talvolta queste società crescono così rapidamente e ricevono dai media pubblicità positiva che iniziano a pensare di essere al di sopra delle regole che si applicano a tutti», evidenzia l’ex candidato alla Casa Bianca.