Spese pazze in Regione, la strigliata della Polverini

17/09/2012 di

Il tubino chic da signora, l’approccio da governatrice di ferro. Oggi tutti gli occhi, nel Lazio e non solo, erano puntati su di lei. Renata Polverini si è preparata da giorni a questo pomeriggio decisivo per la sua carriera politica. Il foulard che nascondeva la triste parentesi dell’intervento chirurgico alla tiroide non c’è più. C’è una voce a tratti un pò rotta («i medici mi hanno detto di non sforzare»), ma il tono è sempre fermo. E nella replica, a fine giornata, addirittura perentorio.

Non è certo comunque la Renata Polverini che affrontò sulla piazza di Genzano con toni e linguaggio a dir poco ‘veracì i suoi detrattori politici. Sarà per il momento mai così delicato, sarà anche per i mesi di tira-e-molla con una maggioranza non sempre un modello di compattezza. Sarà soprattutto l’ultima ‘mazzatà dello scandalo dei fondi Pdl che da un momento all’altro ha portato la Regione Lazio (e la sua faccia) a diventare il modello del malgoverno per eccellenza.

Sta di fatto che oggi nell’Aula della Pisana è andata in scena una Polverini diversa: meno sindacalista, ormai più politica. Che non ha avuto remore a esporsi anche personalmente per salvare la sua immagine e il suo futuro. E anche il vestitino è diventato parte del discorso politico: «L’ho pagato 200 euro, e l’ho pagato con i miei soldi – ha detto all’Aula, alludendo alle spese ‘allegrè dei consiglieri – così come le cene i miei più stretti collaboratori le pagano con la loro carta di credito. Venite nel mio ufficio, vi invito – ha detto ai cronisti – i divani in vera pelle che ho trovato li ho spostati nella sala degli ospiti. I miei adesso sono in similpelle».

Come a voler dire: se tengo un occhio allo stile, l’altro è puntato al risparmio. Così come il continuo accenno alla sua vita familiare, alla «casa nella quale mi sono rinchiusa negli ultimi due giorni con le persone care perchè avevo il timore di uscire, di camminare per strada con quello che era successo».

L’accenno alla malattia, «la prima cosa seria che ho avuto e non ho potuto avere vicino i miei». E poi la battuta dal sapore popolare quando minaccia le dimissioni: «Mi dispiace che per motivi di procedure non si possa andare via subito, altrimenti venivo qui in ciabatte». Il tono che torna spavaldo quando un consigliere sorride durante il suo intervento: «Non c’è niente da ridere, rideremo semmai alla fine della seduta». Tonica, risoluta, ma senza abdicare alla spontaneità: se non proprio una distante ‘lady’, certo una donna di ferro. (video LazioTv)