Accorpamento delle Regioni, Cisl discute la proposta di Morassut

24/03/2015 di

«Abbiamo iniziato questa mattina, con una seduta seminariale che si è svolta presso la nostra sede di Roma, un approfondimento sulla proposta di Legge, presentata dal senatore del Pd Roberto Morassut, che ipotizza la riduzione delle regioni da 20 a 12. Un confronto che si rende ovviamente necessario sia per comprendere la filosofia del provvedimento sia per analizzarne le eventuali ricadute sul nostro territorio che, è evidente, avrebbe ricadute, anche sostanziali, sia su Roma Capitale che sul territorio regionale». Così, in una nota congiunta, la Cisl di Roma e la Cisl del Lazio.

La necessità di un dibattito il più possibile condiviso anche con le parti sociali, e quindi con una grande organizzazione di territorio come la Cisl, deriva anche dal portato istituzionale che una tale riforma porta con sé, e dal fatto che essa si va ad innestare dentro un percorso di riforme istituzionali a carattere nazionale come quelle in fase di discussione. Un panorama che è stato definito in maniera articolata ed esaustiva da Stefano Colotto, operatore della Cisl nazionale, che ha spiegato come questa proposta legge si innesta nel Ddl costituzionale Renzi-Boschi che introduce il superamento del bicameralismo perfetto, riduce i parlamentari e rivede il titolo V della Costituzione. Una riforma questa che impatta fortemente le regioni prevedendo una nuova configurazione del Senato, e che promette il superamento della legislazione concorrente tra Stato e Regioni. In questo percorso – continua la nota – si immette anche il percorso deciso dalla Legge Del Rio, che propone nuove disposizioni per le città metropolitane e un nuovo assetto territoriale con unioni e fusioni di comuni.

«La nostra proposta di ridurre le Regioni a 12 intende rispondere sia ad una esigenza di semplificazione che di contenimento della spesa pubblica e di ottimizzazione delle risorse – dichiara il senatore Pd Roberto Morassut -. La costituzione di un nuovo Senato delle regioni richiede che si affronti tempestivamente il tema della riforma del regionalismo, e siccome il territorio di Roma Capitale viene investito a pieno titolo dal nostro progetto in quanto Roma diventerebbe una delle 12 regioni, è doveroso aprire un confronto a più voci. Va ricordato pure che anche in Europa c’è un analogo percorso di semplificazione: in Francia sono passati recentemente da 22 a 13 regioni, mentre un analogo processo è in corso in Germania». Da parte sua Mario Bertone, responsabile della Cisl di Roma, sottolinea che «i temi della riorganizzazione territoriale e degli accorpamenti sono ragionamenti in atto anche nella Cisl, dove sentiamo l’esigenza di essere più presenti nel territorio. Il nostro imperativo è di essere più presenti per rispondere meglio alle nuove esigenze dei cittadini, degli iscritti, dei lavoratori e dei pensionati. Serve infatti più contrattazione sociale, più welfare di prossimità: obiettivi che solo un nuovo presidio capillare del territorio può cogliere. Detto questo, però, rimaniamo perplessi di fronte alla prospettiva di trasformare la città metropolitana in Regione in quanto non ci sembra rispondere al meglio alle esigenze di Roma, come anche di Viterbo, di Latina, di Rieti e di Frosinone, che devono essere resi protagonisti di un percorso all’insegna del maggiore sviluppo economico e crescita occupazionale».

È evidente però che con un ‘cantiere delle riforme istituzionalì in atto, anche il confronto con le parti sociali non può esaurirsi in un solo incontro. «Siamo fortemente interessati che si mantenga una forte interlocuzione tra il sindacato e la politica su questi temi – conclude Andrea Cuccello, segretario generale della Cisl del Lazio -. Siamo consapevoli di vivere in un momento storico di svolta, con una proposta di legge come questa che è di rottura, e quindi dobbiamo riflettere molto sulla riforma del titolo V della Costituzione. Certo è che vorremmo evitare che qualsiasi riforma istituzionale, vedi quella sulle province, determinasse condizioni di incertezza di cui ci si accorge solo a cose fatte: tanto più se questo significa aprire riorganizzazioni del personale con esuberi e ricollocazioni. Per questo quello di oggi è un primo incontro a cui altri seguiranno».