Aids, il vaccino pontino di Barbara Ensoli funziona

12/11/2010 di
vaccino-aids-medico-65342

Il vaccino terapeutico italiano anti-Aids, in fase di sperimentazione, riporta verso la normalità le funzioni immunitarie dei malati. Un risultato più che promettente, “entusiasmante” lo definisce Barbara Ensoli, ricercatrice di Latina del Centro nazionale AIDS dell’Istituto superiore di Sanità, che sta sviluppando il vaccino.

Uno studio pubblicato sulla rivista PlosOne, che riporta i risultati dell’analisi ad interim della sperimentazione clinica di fase II, dimostra infatti che in 87 pazienti trattati dopo 48 settimane migliora notevolmente il sistema immunitario gia’ compromesso dal virus, grazie all’azione del vaccino Tat combinato con la terapia antiretrovirale.

“Migliora la loro qualità della vita – spiega Ensoli – perche’ anche se le terapie bloccano il virus non riescono a bloccare una serie di altre disfunzioni che continuano a esserci, da quelle cardiovascolari a quelle cerebrali, fino all’invecchiamento precoce, con gente di 40 anni che ne dimostra 70”. Un effetto perverso della proteina Tat, vero ‘motore’ del virus Hiv, che continua ad agire anche durante la terapia con antiretrovirali e a compromettere il sistema immunitario. Proprio contro la Tat agisce il vaccino, scatenando una risposta immune duratura, di fatto rendendo il virus una macchina senza piu’ motore, e depotenziandone l’azione distruttiva. “Questo vaccino – sottolinea Ensoli – arriva dove i farmaci non arrivano. Blocca l’immunoattivazione, aumenta le cellule B, le cellule immunitarie ritrovano funzionalita’, c’e’ insomma un ritorno verso l’equilibrio in pazienti che sono gia’ sottoposti a una terapia farmacologia efficace”.

“Questi risultati – sottolinea il presidente dell’Iss Enrico Garaci – dimostrano che valeva la pena di esplorare le potenzialita’ del vaccino Tat. Il miglioramento dei parametri immunologici nei pazienti vaccinati trattati con terapia antiretrovirale rappresenta una tappa importante, e non ci fermiamo qui”. I passi successivi sono ancora piu’ ambiziosi: valutare l’effetto del vaccino in pazienti sintomatici, per bloccare la malattia, e poi valutare l’effetto preventivo del vaccino, ossia su pazienti sani. “Il meccanismo della Tat e’ sempre quello – conferma Ensoli – e noi speriamo che il vaccino funzioni anche per le altre indicazioni. Finora abbiamo ottenuto risultati superiori alle nostre aspettative, e molto rapidi”. Il sogno (sempre piu’ concreto) del vaccino terapeutico italiano e’ nato 15 anni fa, la fase I e’ partita nel 2003 e la fase II nel 2008. L’obiettivo della fase II, ancora non completata, e’ di arrivare a 160 pazienti in 11 centri clinici, per poi pubblicare i risultati entro un anno.

Tuttavia, segnala Ensoli, “non abbiamo più fondi per completare la fase II. Ci servivano 21 milioni di euro, ne abbiamo ottenuti 13, ne servono molti di più, non possiamo fermarci ora”. In ogni caso, in tutto sono stati spesi finora circa 20 milioni di euro, a carico di ministero della Salute e Iss, una cifra irrisoria “rispetto – sottolinea Garaci – a quanto avrebbe speso un’azienda farmaceutica privata, almeno 20 volte di più”. E il risultato di questo sforzo è che il ‘copyright’ del vaccino anti-Aids e’ tutto pubblico: è l’Istituto Superiore di Sanità a detenere i dieci brevetti che compongono la scoperta, “poi valuteremo – spiega ancora Garaci – come rapportarci con le case farmaceutiche che vorranno produrre il vaccino quando sarà pronto. Noi non agiamo a scopo di lucro, ma per l’interesse della collettività'”. Il vaccino Tat viene somministrato mensilmente con 3 o 5 somministrazioni intradermiche in due diversi dosaggi (7,5 o 30 mg), e una volta finito il ciclo la sua efficacia è costante.

COME FUNZIONA IL VACCINO – Colpisce il virus Hiv al cuore, il vaccino in via di sperimentazione in Italia, presso l’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Il suo bersaglio è infatti la proteina Tat, il motore molecolare che permette al virus di riprodurre copie di se stesso e di diffondere l’infezione. Contrariamente a molte altre proteine utilizzate come bersaglio negli studi finora condotti sui vaccini, la Tat non si trova sulla superficie del virus Hiv ma al suo interno. Pensando al virus dell’Aids come a un’automobile, si può dire che le proteine di superficie possono cambiare facilmente come il colore della carrozzeria, ma il motore resta sempre lo stesso. La proteina Tat si è infatti conservata nel tempo senza alterare le sue caratteristiche. Nel momento in cui il virus infetta una cellula, comincia a produrre la proteina Tat in abbondanza, dopodichè la proteina esce dalla cellula e prepara il terreno al virus, aprendogli le porte sulla superficie di altre cellule sane. Il vaccino messo a punto dal gruppo dell’Iss coordinato da Barbara Ensoli punta a bloccare l’azione della proteina Tat. Una delle conseguenze osservate nella fase 2 della sperimentazione, descritte sulla rivista Plos One, è che «silenziare» il motore del virus Hiv lascia più tranquillo il sistema immunitario. In generale anche quando i farmaci della terapia antiretrovirale altamente aggressiva (Haart) riescono a decimare le particelle di virus Hiv nell’organismo, alcune di esse sfuggono nascondendosi indisturbate nei cosiddetti «santuari» e la loro presenza continua a stimolare le difese immunitarie, facendole funzionare in uno stato di allarme continuo. Questa condizione di perenne allerta, chiamata «immunoattivazione», è all’origine di molti disturbi a sistema cardiovascolare, fegato e reni. Il vaccino basato sulla proteina Tat ha dimostrato di riuscire a bloccare l’immunoattivazione, riportando il funzionamento del sistema immunitario in una condizione di equilibrio. Alla fase 2 della sperimentazione, che punta ad arrivare a 160 pazienti, partecipano 11 centri di 6 regioni: Piemonte (ospedale Amedeo di Savoia di Torino), Lombardia (istituto San Raffaele e ospedale Sacco di Milano, Spedali Civili di Brescia, San Gerardo di Monza) Emilia Romagna (policlinico di Modena e arcispedale Sant’Anna di Ferrara), Toscana (ospedale S.M. Annunziata di Firenze), Lazio (istituto San Gallicano di Roma e ospedale S.M. Goretti di Latina) e Puglia (policlinico di Bari).

  1. Dico solo una cosa. Noi italiani avremmo tanti difetti, ma sulla ricerca e nel campo medico non ci batte (quasi) nessuno. Purtroppo in Italia questi ricercatori sono sempre più sottopagati e sfruttati, gli vengono tagliati i fondi (e anche le gambe). Leggere questo articolo di fresca pubblicazione: http://www.ilquotidianoitaliano.it/scienze/2010/11/news/i-migliori-ricercatori-sono-italiani-ma-non-operano-in-patria-35837.html .
    Avanti così Barbara e avanti tutti…dobbiamo essere orgogliosi di queste persone, il VERO motore dell’Italia!
    Sul vaccino non posso che essere fiducioso e sperare che questa malattia terribile scompaia dalla faccia della Terra!!!!
    Un abbraccio.
    Daniele

  2. volevo esprimere la mia opinione in merito alla ricerca italiana e all’impegno che diversi ricercatori svolgono da moltissimi anni per contrastare questa terribile malattia. spero che il nostro governo si impegni a trovare tutti i fondi necessari per contrastare l’aids e un grazie va alla dott.ssa Ensoli per il suo impegno e la sua devozione nella ricerca di questa terribile malattia che ha ucciso milioni di persone in tutto il mondo in trenta anni dalla sua scoperta.
    Spero vivamente che la dott.ssa Ensoli riesca nel più breve tempo possibile a definire con efficacia il vaccino sia preventivo che curativo e che riesca definitivamente a sconfiggere l’aids e ridare la vita alle persone colpite da questa terribile malattia.
    cordiali saluti
    Mauro M.

  3. GRANDIOSA BARBARA!
    Se non fosse per queste persone che innalzano lo spirito e le speranze di tutti rimarrebbe ben poco per essere orgogliosi in ITALIA.

    VISTA LA CLASSE POLITICA D’AFFARISTI ed IMPRENDITORI FAMELICI il pericolo in questi casi è che la scoperta finisca nelle mani di una multinazionale farmaceutica per speculare sulla malattia vendendo l’eventuale vaccino a suon di miliardi di euro o dollari !!!