Al Goretti di Latina un incontro per prevenire il tumore al seno tra le detenute

26/06/2015 di
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ospedale-sm-goretti-latina-parcheggio-latina24oreUn incontro per sottolineare l’importanza della prevenzione del tumore al seno, nei confronti del quale diviene fondamentale non solo l’educazione, ma anche il supporto morale e psicologico sopratutto per le donne che si trovano a vivere altre situazioni negative come il carcere. Ecco allora che il prossimo 27 giugno, alle ore 10:00,  l’oncologo del Santa Maria Goretti, Fabio Ricci, incontrerà nell’ospedale di Latina le detenute della sezione Alta Sicurezza per discutere sul tema: “Lenire il ‘male di vivere’, prevenire il tumore al seno: in carcere”.

L’occasione che ha dato vita all’incontro, promosso dalla Lilt e dal professore Giorgio Maulucci, anche curatore di un laboratorio teatrale per le detenute-attrici, è stata la diagnosi di un nodulo al seno, con obbligo d’intervento, ad una delle attrici del laboratorio. Si è così deciso di organizzare una mattinata di dialogo, nell’auspicio che questo evento importante e assolutamente positivo, possa essere solo il primo passo verso una strada in grado di promuovere, effettivamente, la prevenzione.

Nel corso dell’iniziativa, Ricci sarà affiancato da alcuni colleghi e infermieri per raccontare una storia della chirurgia del seno tra scienza ed arte. Verranno infatti presentate una serie di diapositive raffiguranti quadri di noti pittori che hanno scelto di ritrarre donne con mutilazioni al seno.Un percorso affascinante, sviluppato per educare e per esorcizzare l’incubo del tumore, in cui linguaggio scientifico e iconografico riescono a mescolarsi simulando lo stesso effetto di catarsi del teatro.

“Il carcere è un luogo di pena, ovviamente diverso dalla vita che può essere altro che penosa. Se è vero che la vita può insultarti, è ancora più vero che il carcere, la si giri come si vuole, può essere un prolungato insulto senza possibilità di immediata reazione” hanno dichiarato alcuni esponenti della Lilt di Latina in un comunicato. “Siamo convinti che il recupero e la rieducazione sono possibili soprattutto se non esclusivamente mediante la diuturna attenzione all’essere umano (…). Purtroppo ci sono degli assurdi di carattere burocratico, di norme e grovigli tali da impedire o frenare interventi che, se fatti per tempo, cambierebbero la vita anche a chi è in galera. Programmare un piano (educativo-sanitario) di interventi sulla prevenzione di alcune malattie ampiamente diffuse quale il tumore; informare ed illustrare non solo la malattia in sé, ma rendere “storicamente” coscienti donne che pur non ignorando il problema (sarebbe impossibile), lo vivono come un male necessario, contribuirebbe non poco a sanare una delle tante falle del sistema carcerario italiano. L’approccio offerto dal dottor Ricci sembra essere assolutamente adeguato allo scopo”.