DDL INTERCETTAZIONI, A RISCHIO INDAGINI E LIBERTA’ DI STAMPA

24/05/2010 di

Parte staserail ‘rush’ finale al Senato per l’esame del ddl sulle intercettazioni. L’appuntamento è in commissione Giustizia per le 21:15 e in nottata dovrebbe esser più chiaro se il governo sceglierà la linea dura, blindando a Palazzo Madama il testo con fiducia e maxiemendamento, o se, invece, come appare più probabile, si orienterà per una linea più ‘soft’, concordando ulteriori emendamenti che addolciscano le misure contenute nel provvedimento.


L’opposizione annuncia in ogni caso battaglia, minacciando di ricorrere a tutti gli appigli offerti dal regolamento per allungare al massimo i tempi e mettere alla prova la maggioranza. L’eventuale scelta di accettare qualche modifica senza comunque snaturare il testo, che per com’è oggi viene duramente contestato non soltanto da finiani e opposizione ma anche dalla magistratura e dal mondo dell’informazione, potrebbe avere il placet del presidente del Consiglio, sia pure tra molti dubbi e riserve. Sicuramente, questa apertura potrebbe servire anche a ricompattare la maggioranza: i ‘finianì hanno fatto sapere che non voterebbero il testo attuale (preferendo quello approvato a Montecitorio quasi un anno fa); e l’Mpa ha annunciato un voto contrario anche in caso di fiducia. Anche per questo Osvaldo Napoli invita a «tener conto delle osservazioni».

Eventuali modifiche, poi, come quelle che vanno nella direzione dell’alleggerimento delle sanzioni per i giornalisti che pubblicano le trascrizioni, servirebbero anche ad evitare i possibili rischi di una eventuale sentenza di incostituzionalità sul testo per violazione del diritto all’informazione sancito dall’articolo 21 della Carta. La scelta della fiducia, poi, in qualche modo già «smontata» da Umberto Bossi, non sarebbe gradita dal Quirinale: nei rilievi che accompagnavano la promulgazione del decreto incentivi Giorgio Napolitano ha ribadito la sua contrarietà ai maxiemendamenti blindati dalla fiducia ed infarciti di norme eterogenee. In ogni caso, il governo difende il testo. Anche a fronte dei rilievi del procuratore capo di Palermo Messineo secondo cui la nuova normativa metterebbe a rischio le indagini antimafia.

«Non si può intercettare tutto e sempre. Se si dice che più si intercetta più reati si scoprono, allora intercettiamo tutti gli italiani 24 ore su 24. Cos scopriremo certamente tanti reati, ma avremo uno Stato di Polizia», dice il ministro della Giustizia Alfano, ribadendo che «la legge garantisce le indagini antimafia». E l’opposizione annuncia, con Rosy Bindi, battaglia in Parlamento. «Se si mette la briglia ai magistrati, non riusciremo a risolvere la questione morale», dice Walter Veltroni, mentre Claudio Fava (SeL) chiede: «è adesso chi glielo racconta a Falcone che in nome della lotta alla mafia celebreremo la sua morte minacciando di galera i giornalisti che scrivono di mafia?». E dall’Idv, con Leoluca Orlando, si invoca la memoria di Giovanni Falcone nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci. «Commemorare quel sacrificio di vite umane è quanto mai necessario a fronte di una politica che copre e difende i collusi e finisce col garantire impunità ai criminali», sostiene il dipietrista.

GIORNALISTI SUL PIEDE DI GUERRA – «La crescente sensibilità pubblica sui problemi enormi causati al diritto di cittadinanza dalla cancellazione della cronaca giudiziaria e dall’introduzione di una sorta di censura preventiva, inaccettabile, contenuta nel Ddl Alfano sulle intercettazioni, non può restare inascoltata». Lo ha detto Franco Siddi, segretario generale Fnsi, nel corso dell’assemblea annuale dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna a Cagliari. Oggi pomeriggio la Federazione nazionale della stampa – con i direttori dei giornali, in video conferenza con la sede di Roma e il circolo della stampa di Milano – rilancerà un forte appello al Senato per una riflessione profonda sul provvedimento. I giornalisti, tiene a sottolineare Siddi «non chiedono un privilegio per sè ma intendono poter assicurare ai cittadini il diritto alla completa e plurale informazione altrimenti negato». Alle persone, argomenta il segretario della Fnsi, «non può essere negato il diritto a conoscere fatti decisivi della vita pubblica, degli assetti sociali, dei fenomeni di malaffare che inquinano la vita comunitaria, come accadrebbe se passasse così com’è il Ddl intercettazioni. Gruppi di cittadini organizzati e no l’hanno capito molto bene e sono già in campo». Il sindacato dei giornalisti farà di tutto, assicuro Siddi «perchè si estenda questa consapevolezza pubblica e perchè, se alla fine indispensabile, si realizzi una vasta alleanza sociale a difesa della legalità democratica e della morale pubblica». Perchè conclude Siddi «le notizie, fornite con lealtà e nel rispetto della verità sostanziale dei fatti, non possono essere considerate un reato. Ma sulle notizie di reato e sulle vicende di immoralità pubblica non deve calare mai il silenzio e soprattutto non ci può mai essere alcuna censura».

EX GARANTE PRIVACY: LEGGE ASSURDA – Secondo l’ex garante della privacy Stefano Rodotà con «questa legge sulle intercettazioni vengano imbavagliati i cittadini perchè non potendo più avere le informazioni non potranno più valutare e controllare chi governa». Lo ha detto stamattina fuori dal Teatro dell’Angelo a Roma dove sta per iniziare la manifestazione indetta dai firmatari dell’appello ‘per la libertà di informazione, per le libertà costituzionali, no alla legge bavagliò. Rodotà ha sottolineato che per garantire la privacy ci sarebbe «una procedura su cui si troverebbe ampissima convergenza. Eliminare dalle intercettazioni le parti su persone non indagate o le parti su persone indagate ma che dicono cose irrilevanti ai fine dell’indagine. Chi volesse tutelare la privacy potrebbe semplicemente fare questo stralcio». Per l’ex garante il rischio se questa legge venisse approvata sarebbe quello «di cancellare l’opinione pubblica che diventerebbe carne da sondaggio».