Anziana abbandonata nella casa di riposo, nuova perizia nel processo per omicidio

04/10/2018 di

“Dalla documentazione medica agli atti del processo «non emergono elementi di censurabilità nella condotta professionale tenuta dal personale medico e infermieristico degli Ospedali riuniti di Anzio-Nettuno, dell’Azienda ospedaliera S. Antonio Abate di Gallarate e della Residenza Bellora di Gallarate”.

Così i medici Innocenzo Bertoldi e Fabio De Giorgio, incaricati dalla I Corte d’assise d’appello di Roma di chiarire i contorni della vicenda che nel 2010 portò alla morte un’anziana, Elisabetta Pinna di 89 anni, ricoverata presso la Casa alloggio Villa Sant’Andrea di Aprilia, dopo un girovagare anche ospedaliero.

Sotto processo ci sono il gestore della struttura, Alfio Quaceci, e tre dipendenti – Maria Grazia Moio, l’infermiera Gheorgeta Palade e l’operatrice Noemi Biccari. Furono condannati a 14 anni di reclusione ciascuno (solo a Moio un mese in più per l’ulteriore accusa di esercizio abusivo della professione infermieristica) per l’accusa di omicidio volontario e maltrattamenti.

I due periti, ai quali era stato dato incarico di accertare le cause della morte della donna, la natura di alcune piaghe che furono trovate sul suo corpo e le cure alle quali fu sottoposta, hanno anche detto che «è possibile e probabile che le piaghe da decubito abbiano contribuito all’evento morte, ma non è possibile che le stesse abbiano determinato l’evento morte».

I fatti dei quali si occupa il processo risalgono al 2010, si riferiscono alla morte di Elisabetta Pinna, 89enne malata di cuore e affetta da Alzheimer. Secondo l’accusa, l’anziana non sarebbe stata nutrita e sarebbe stata abbandonata, fino a perdere la vita il 18 aprile 2010 dopo un ricovero prima all’ospedale di Anzio e poi in quello di Gallarate (Varese), dove fu portata dai parenti, tenuti fino a quel momento all’oscuro della sua grave situazione medica.

A fine ottobre, la discussione del processo d’appello con la sentenza.