Embrioni persi, Codacons: “Risarcimento fino a 2 milioni a coppia”

05/04/2012 di
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Omicidio colposo e lesioni gravi. Per il Codacons, che ha presentato un esposto alla Procura di Roma, questo è accaduto al centro di Procreazione medicalmente assistita del San Filippo Neri di Roma, dove martedì 27 marzo, a causa di un incidente all’impianto di crioconservazione, sono andati perduti 94 embrioni, 130 ovociti e cinque campioni di liquido seminale.

Il risarcimento? Fino a due milioni di euro a coppia, in particolare quelle che non potranno più avere un bambino. Per Codacons infatti «deve essere considerato lo stesso tipo di danno per la morte di un embrione all’interno di una donna incinta»: sono da calcolare infatti anche i danni per eventuali «malattie fisiopsichiche» causate dallo stress «con probabili conseguenze permanenti». Secondo l’associazione, a cui si sono rivolte circa otto coppie sulle 34 coinvolte dall’incidente, potrebbero emergere responsabilità a carico della Regione Lazio (nella persona del presidente), dell’Asl di zona, dello stesso San Filippo e della Air Liquide, la ditta responsabile dell’impianto di refrigerazione. «La questione etica non ci interessa – ha spiegato il presidente Rienzi – Queste coppie hanno ricevuto un danno e noi le difenderemo».

Alla conferenza stampa ha partecipato anche l’ex sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella (Pdl), che ha riferito che il Lazio è la sola Regione in Italia a non aver ancora attivato l’accreditamento dei centri di Pma: «È un ritardo che risale alle gestioni regionali passate – ha precisato – l’attuale amministrazione sta cercando di provvedere». La governatrice Renata Polverini conferma: «La mia giunta ha provveduto a un censimento di tutte le strutture che al nostro arrivo non c’era. C’è un tavolo anche con l’Iss per stabilire i criteri per le eventuali autorizzazioni. Questo del San Filippo – aggiunge – è un fatto rilevante che vedrà una nostra maggiore attenzione». E non è escluso, spiega, che possano essere richieste da parte sua ispezioni anche in altri Centri del Lazio. Quella di ieri intanto, disposta dal ministero della Salute, sembra aver fatto in buona parte luce sulla dinamica dell’ incidente del San Filippo. A causarlo sarebbe stata una valvola lasciata aperta, che, insieme alla rottura dell’impianto di condizionamento del locale nel quale sono ospitati i tank con gli embrioni, avrebbe causato un calo repentino del livello di azoto. Calo che i tecnici della Air Liquide (che aveva immediatamente aperto una indagine interna) non avrebbero saputo interpretare correttamente come l’effetto di un malfunzionamento, rimandando l’intervento sul posto. Al loro arrivo, martedì 27 mattina, gli embrioni erano già perduti. Resta la questione della valvola: chi l’ha lasciata aperta? A chi afferma che essa sia accessibile da chiunque, il dg dell’ospedale Domenico Alessio ribadisce che l’intera area è protetta da chiave, e raggiungibile solo dai tecnici della ditta. Il che lo porta a liquidare qualunque ipotesi di manomissione dolosa: «Boicottaggio? Solo fantasie, una vera assurdità».