Teatro, al Cafaro “San Giorgio in casa Brocchi”

22/02/2011 di
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Sentieri d’Ascolto organizza al teatro Cafaro lo spettacolo con Anna Nogara “San Giorgio in casa Brocchi” di Carlo Emilio Gadda. Appuntamento domenica 27 alle 17,30 al teatro Cafaro.

“San Giorgio in casa Brocchi” fa parte de I racconti. Accoppiamenti giudiziosi,scritti tra il ’32 e il ’51, edizione definitiva 1963. Nel vasto arcipelago di isole vulcaniche che è l’opera di Gadda, questo racconto è uno dei perfetti e più graffianti della satira gaddiana sul fascismo,che testimonia di un Gadda “popolare” (degno erede del Manzoni), sempre attento a quei frammenti di esistenza e di quotidianità spicciola – il viso di un borghese di Milano,la voce di una portinaia- che colpivano il suo orecchio e il suo sguardo, facendogli superare ogni remora di filosofico distacco e provocando in lui un’ondata di caldissima simpatia per il reale.

Il racconto, ambientato nel 1928, testimonia della reazione (ideologica) dello scrittore dovuta al contrasto tra il “sogno” e la “retorica” della sua formazione e l’affermarsi del fascismo prima,i lunghi anni della repressione e della dittatura,la seconda guerra mondiale poi. Il conte Agamennone Brocchi vuole scrivere un trattato-guida che introduca in società (addestri) i giovani delle più facoltose famiglie milanesi. Fatalità e paradosso vogliono che suo figlio,il contino Gigi, archetipo del giovin signore dabbene, metta incinta la camerier Jole, tipica ragazza degli anni ’30. Una vera chicca è la divagazione , forse la più satirica delle invenzioni gaddiane, che il conte fa su Cicerone e l’assurdo incontro del De Officiis con la “pettinata” traduzione di Giulio Carcano dell’ Amleto shakespeariano . Perché Gadda tra gli antieroi risorgimentali ? “Il Regno d’Italia, per i miei , era una cosa viva e verace: che valeva la pena di servirlo e tenerlo su : se pur movesse allo scherno i legittimisti francesi,la nobiltà romana e una musoneria tanto più decorosa quanto tutt’altro che pericolosa, e a tracotante alterigia lo imperatore cordaiolo ed i suoi, che Dio lo faccia rosolare ben bene. Questi accenni per spiegare le cose: per isolare il germine, forse, della mia retorica patriottarda e militaresca: dalla quale non mi purgò la guerra, né il dopoguerra, né l’ora che volge: avvegnaché, già discendendo l’arco de’ miei anni, le nevi già della saggezza dovessero freddare quel primo fuoco sbagliato “( C.E.Gadda, Impossibilità di un diario di guerra , 1933). Il Gadda interventista,nazionalista denuncia “la impreparazione militare dell’Italia” e “ lo spirito antimilitare dei suoi(1900-1920), mascherato di ideologie variopinte e tutte in sul tènero “. E rispetto all’esaltazione militare e virile dei suoi giovanili quaderni di guerra ( Giornale di guerra e di prigionia, 1917), Gadda proromperà poco più tardi in un rabbioso atto d’accusa contro il “democraticume”, il debole sentimento della patria dei suoi contemporanei ; contro Giolitti e il giolittismo, contro il fascismo.