LATINA HA VISTO CRESCERE I CRIMINALI SENZA FARE NULLA

04/05/2010 di

Gentile redazione,
noi cittadini di Latina non erano preparati all’evenienza ma in breve tempo ci  siamo resi conto di ciò che tutti fino ad ora e per diversi motivi avevamo sempre fatto finta di non vedere.
Spari e omicidi, intimidazioni e agguati, usura e estorsioni. Il tutto condito  da una notevole disponibilità di armi facilmente in mano a killer professionisti e ragazzini.

Tanto per ricordarci che tipo di criminalità abbiamo permesso si insediasse nel nostro territorio, basta citare il recente maxi sequestro pari a 8 milioni di euro operato dalle forze dell’ordine coordinate dal dott. Tatarelli che stanno operando da mesi con estrema perizia e intensità e a cui tutti dobbiamo rivolgere un sentito ringraziamento. Questo grande sforzo messo in campo dalla Polizia di Stato non ci deve però esimere dal chiederci come sia potuto accadere che negli ultimi decenni le famigerate famiglie dei Ciarelli e dei Di Silvio si siano arricchite fino a tal punto davanti ai nostri occhi. Davanti agli occhi dei cittadini ma soprattutto davanti a quelli dello Stato stesso.

Noi abbiamo visto crescere le attività criminose di questi delinquenti da quando erano pressoché bambini, li abbiamo seguiti dai primi furtarelli alle estorsioni, li abbiamo osservati, analizzati, giudicati, a volte anche ammirati ma mai disturbati. Abbiamo girato tutti sempre la testa dall’altra parte, come nelle migliori tradizioni omertose siciliane o calabresi, fino a che le pallottole, troppo numerose ed eccessivamente rumorose, hanno disturbato il nostro sonno dal perdurante letargo. Chissà allora se questo frastuono metallico, per quanto la morte di una persona è sempre un momento di grande dolore, sia servito perlomeno a qualcosa.

Iniziamo a pensare che una famiglia media impiegherebbe circa 400 anni per cumulare 8 milioni di euro.  Come è possibile che nessuno si sia accorto che i possessori di tali beni dichiaravano al fisco un reddito quasi pari a zero, quando invece si vessa quotidianamente ad esempio un piccolo commerciante con gli studi di settore costringendolo a volte a dichiarare persino di più di quel poco che riesce a racimolare mensilmente? Che giustizia è mai questa? Sono anche loro, essendo ormai cittadini italiani, soggetti alle stesse nostre leggi? C’è qualche responsabile di quello che ci succede intorno?

L’odiosa omertà lamentata dal Procuratore Aggiunto D’Elia, a cui sicuramente va buona parte del merito degli ultimi positivi sviluppi, ha però radici profonde e non è certo casuale. Per decenni, infatti, abbiamo visto al nostro fianco la malavita crescere e organizzarsi sempre meglio nell’indifferenza totale di tutte le istituzioni preposte al controllo e alla repressione. Quelle poche volte che furono incriminati vennero rilasciati subito dopo anche per merito dei soliti potenti avvocati chissà in qual modo retribuiti. E la prevenzione, se possibile, ha dimostrato di essere ancora meno efficace. Per la politica infatti si può tranquillamente stendere un velo pietoso in merito al contrasto alla malavita. Sfido chiunque a portare ricordi dei nostri politici eletti di qualsiasi colore intenti anche solo a parlare di criminalità. Altrochè contrastare. Nulla, nulla si è visto e nulla si vedrà.

Allora Dottoressa, non stento a credere che la stragrande maggioranza dei cittadini stiamo con voi, ma  allo stato dei fatti, come crede potremmo fidarci noi cittadini? Vero è che ora la situazione sembra essere giunta a un punto di svolta grazie all’ottimo lavoro di inquirenti, polizia, e agli aiuti inviatici dal Ministero dell’Interno, ma il passato è ancora troppo recente per gettarlo nel dimenticatoio della nostra coscienza. D’altronde, e ne abbiamo nel nostro paese alcuni esempi lampanti, le più potenti associazioni mafiose nascono anche e soprattutto dall’assenza dello Stato, che lascia delle aperte voragini riempite regolarmente in breve tempo dall’antistato. E quasi sempre, se ci si distrae troppo a lungo, è già troppo tardi.

Un lettore