Pennacchi: Maietta e Cha-Cha vittime di razzismo. Bassoli replica allo scrittore

11/11/2017 di
“Sono bloccato sul definire il rapporto che c’è tra calcio e città, sto studiando a riguardo. Ma quello che è accaduto ultimamente non mi è piaciuto, la città ha accettato la perdita della Serie B senza fiatare per colpa dei poteri forti. È stato anche un problema di pregiudizio razziale per Maietta perché è nero e l’altro perché è zingaro”.
 
Queste sono le parole che ieri (10-11-2017), al Circolo Cittadino di Latina, sono state pronunciate nel suo accorato intervento dal Premio Strega Antonio Pennacchi.
L’ambito era quello della lodevole iniziativa culturale denominata “Il potere alle storie” che è in corso in questi giorni e che intende presentare, prevalentemente, alcune opere con al centro i temi dello sport e del calcio in particolare.
 
Da ieri, abbiamo la conferma che l’intellettuale di punta della nostra città, lo scrittore che ci rappresenta nei media nazionali, ritiene che inchieste, processi, articoli, opinione pubblica siano ammalati di razzismo contro Pasquale Maietta e Costantino Cha Cha Di Silvio. Una torma di paranoici e fighetti (come il celebre scrittore ebbe a definire coloro che si occupano di criminalità a Latina), compresa la Commissione Antimafia del Parlamento, animati da una sorta di suprematismo della razza bianca ai danni di neri e sinti/rom.
 
Mi era già capitato di avere uno scambio di battute su un sito locale col celebre Premio Strega che definì un mio articolo sul clan Ciarelli/Di Silvio e il processo Caronte di essere razzista, al limite del nazismo. Ecco perché le dichiarazioni di ieri non mi sorprendono affatto. Senza contare che lo stesso Pennacchi si palesò al fianco dell’ex Presidente del Latina Calcio, di fronte allo Stadio Francioni, difendendolo da attacchi politici insieme a un gruppo di tifosi del Leone Alato.
 
Lo Strega pensa intimamente che la criminalità a Latina sia al massimo uno sport da salone di intellettualoidi – quale, poi, se a parlare di criminalità qui a Latina siamo in quattro gatti, al massimo è un tinello -, dove, ad esempio, Carlo Maricca diventa un cowboy isolato, una figura romantica (nonostante sia stato coinvolto in indagini per rapine e omicidi), e Cha Cha un onesto uomo che ha la colpa di essere uno zingaro e di vivere in una città razzista.
 
Chi parla di criminalità, chi prova ad approfondire con l’umiltà di guardare ai legami tra la nostra città e altre realtà che vanno da Ostia sino alla Sicilia (e per la verità che, direttamente o indirettamente, si spingono al Nord Europa e viaggiano sino in Sudamerica) non lo fa per vezzo poiché va di moda parlare come Saviano o perché ha accesso a qualche club segreto pontino affiliato al Ku Klux Klan. Lo fa perché ha ragione di esistere il fatto che Latina, la cosiddetta seconda città del Lazio, è stata ed è tutt’ora un crocevia dirimente per la criminalità di ogni genere e tipo, senza contare i clan autoctoni.
 
Sommessamente suggerisco al Premio Strega di dare uno sguardo non tanto agli atti processuali degli ultimi 20 anni, ma almeno una sfogliata alle ultime relazioni dell’Osservatorio per Legalità e Sicurezza della Regione Lazio che, lo rassicuro, non è retto da un paranoico grillino, né da un intellettuale col caviale e le manie gomorristiche, ma da un Presidente che è stato nominato dal PD, partito che bene o male ha la considerazione dello Strega. Sempre fatta salva la sua innata passione politica per Pasquale Maietta definito da Pennacchi come l’unico politico in grado di fare nella città pontina.
 
Certo, era ancora ignota la passionaccia di Pennacchi per Cha Cha che, a detta sua, è vittima di un pregiudizio razziale; che poi sia stato coinvolto in inchieste, processi in cui campeggiavano associazione per delinquere, usura, spaccio, estorsioni e che sia stato il mandante di un attentato intimidatorio contro l’automobile del magistrato Nicola Iansiti, questo deve essere un dettaglio che un comune mortale come me non può comprendere mentre uno Strega che vede i grigi e non è un manicheo razzista può.
 
Dunque, siamo razzisti. Razzisti contro un uomo dalla pelle nera che, in questa Latina molto simile alla Lousiana dell’800 secondo l’elucubrazione di Pennacchi, ha dovuto scontare la pena dell’emarginazione: è entrato in politica nel 2007, nelle fila di AN, risultando il più votato con oltre 1000 voti, nonostante l’apartheid pontino lo condannasse all’isolamento.
 
Sebbene bersagliato da attacchi uncinati, il povero Maietta è riuscito a diventare assessore al Bilancio del Comune di Latina e, dopo aver sventato una rappresaglia ardeatina, è arrivato persino a ricoprire, dal 2013, la carica di deputato della Repubblica, sfiorando, l’anno dopo, lo scranno di parlamentare europeo. Con valanghe di voti da parte di cittadini che hanno sfidato orde di mefistofelici segregazionisti, tutti insieme contro l’uomo nero.
 
Ma le sventure dell’onorevole Maietta, oppresso da fanatismo e delazione, continuano perché, a detta di Pennacchi, il suo Latina Calcio è stato vittima dei poteri forti. Talmente vittima di poteri forti e oscuri che il corrispettivo al maschile di Rosa Parks, l’onorevole Maietta, fortunatamente ebbe in soccorso un uomo dei servizi segreti, trapiantato al Comune di Latina come capo di gabinetto ai tempi di Di Giorgi, Gianfranco Melaragni, che gli suggerì di presentare (e che poi scrisse) un’interrogazione parlamentare contro l’ex Questore De Matteis, reo di aver mosso dubbi sulla gestione del Francioni e del Latina Calcio.
Notoriamente i servizi segreti e un capo di gabinetto di un Comune fanno parte dei poteri deboli, mentre i poteri forti erano tutti contrari al nero di Latina, al suo amico gitano e a tutta la politica pontina e nazionale a marchio Fratelli d’Italia-Centrodestra (Maietta è stato anche tesoriere alla Camera dei Deputati per il gruppo parlamentare di FdI), povere pecorelle al cospetto di egemonie intolleranti con il vizio delle leggi razziali.
 
Il Premio Strega dimentica, preso dalla sua ansia di combattere per i più deboli (Cha Cha e Maietta), che il Latina Calcio prima del fallimento della società dell’onorevole, veniva da ben altri due fallimenti. Non degni, però, dell’indignazione e della denuncia di Pennacchi: lì i poteri forti erano assenti sebbene solo col Latina Calcio di Maietta ci fossero questori e sindaci in tribuna d’onore a rendere omaggio al piccolo fiammiferaio recluso. Poteri debolissimi, non c’è che dire.
Inoltre, a fallimento in corso, il Latina Calcio di Maietta ha visto un capitano di ventura venire nella nostra città, a capo di una cordata tra Anzio e la Finlandia con il benestare dell’allora Presidente di Lega B Abodi (notoriamente un potere tenue), e umiliare ancor di più una storia che, per lo più, è fatta di passione e tifo ma che, evidentemente, era stata insozzata da un vero e proprio clan (Don’t Touch). Non sarà che il calcio, lo chiedo umilmente al Premio Strega, qui a Latina, come in molte parti d’Italia, è il terreno di scorribande per un’economia creativa e spesso legata a presenze oscure?
 
Beh, do una notizia al Premio Strega, io, e non solo, facciamo parte dei poteri forti. Abbiamo distrutto la carriera politica e sportiva del nero e dello zingaro perché animati da un enorme desiderio di rivalsa bianca. Siamo razzisti non contro l’illegalità e il crimine organizzato, bensì contro l’Africa, i Rom, i Sinti e i Caminanti in genere.
 
La verità è che di questi temi – gli intrecci tra calcio, politica e criminalità -, il gruppo di attivisti di Latina di cui faccio parte ne ha parlato e ne parla da anni. Lo abbiamo denunciato da sempre, in tempi non sospetti, in tutte le forme possibili e immaginabili, e adesso che qualcosa, solo qualcosa (sia beninteso), è uscito fuori tutti sapevano e tutti denunciavano. Ciò non è vero. A parlare di questi temi eravamo in pochi, e tra poco, dopo l’ondata piuttosto mediatica di Don’t Touch, saremo di nuovo in pochi. Anzi, pochissimi. La vera emarginazione è stata ed è questa.
 
Ringrazio chi, ieri, durante il convegno, ha trovato la dignità di eccepire di fronte a tali dichiarazioni dello Strega. E in particolare il giocatore di calcio Ruben Olivera e il giornalista Vittorio Buongiorno che qualche minaccia discriminatoria e intimidatoria l’ha subita.
Mi perdonerà il Premio Strega se gli offro un altro consiglio: dal momento che dice di essere bloccato sul definire il rapporto che c’è tra calcio e città, cominci pure a studiare il rapporto che c’è tra calcio e politica. Una dritta gliela do: il marchio figurativo e verbale dell’Us Latina Calcio del suo martire Maietta appartenevano all’As Campoboiario di Tuma e Cha Cha. Altro che poteri forti!
Bernardo Bassoli (Latina 5 Stelle)
  1. lui racconta di aver fatto l’operaio alla fulgorcavi.anche, io ma di lui ricordo solo le assenze.