Assolto Busco, delitto di via Poma senza colpevoli

27/02/2014 di

Dopo ventiquattro anni, rimane ancora senza un colpevole il delitto di Via Poma. La Cassazione ha infatti confermato, rendendola definitiva, l’assoluzione di Raniero Busco, il fidanzato di Simonetta Cesaroni quando la ragazza venne uccisa, con ventinove coltellate, il pomeriggio del sette agosto del 1990. In meno di tre ore di camera di consiglio, durante le quali i supremi giudici della Prima sezione penale presieduti con piglio da Umberto Giordano hanno esaminato anche altre quindici cause, gli ‘ermellinì hanno deciso di «rigettare» il ricorso con il quale il Procuratore generale della Corte di Assise di Appello di Roma Alberto Cozzella aveva impugnato il proscioglimento di Busco, emesso il 27 aprile 2012. In primo grado, era stato condannato a 24 anni di reclusione il 26 gennaio 2011. «È la fine di un incubo», ha commentato Busco avvertito della buona notizia da Franco Coppi, l’avvocato che in secondo grado ha preso in mano le redini della difesa. Con i familiari e gli amici più stretti, l’uomo accusato del delitto di Via Poma – dopo la riapertura delle indagini grazie alle nuove tecniche del Ris – ha assaporato la fine della sua odissea giudiziaria. «Sono estremamente soddisfatto di questa decisione della Cassazione, e, del resto, non poteva che essere così, perchè l’assoluzione era perfettamente motivata», ha commentato Coppi. «Rimane il dispiacere per il barbaro omicidio di una giovane ragazza – ha aggiunge l’avvocato – e spero che presto prendano il colpevole. Come cittadino, dopo questo verdetto, esprimo fiducia nella giustizia». Delusione è stata espressa da Federica Mondani, legale di parte civile dei familiari di Simonetta, la sorella Paola e la mamma Anna Di Giambattista. «Nella sentenza di assoluzione c’erano forti incongruenze e restiamo convinti che c’erano elementi importanti a sostegno della colpevolezza di Busco. Resta un delitto senza colpevoli», ha detto l’avvocatessa. In circa un’ora di requisitoria, il sostituto procuratore generale della Cassazione Francesco Salzano aveva chiesto l’annullamento dell’assoluzione e un nuovo processo. Ad avviso del Pg, «c’è stata una svalutazione, una sottovalutazione e una parcellizzazione degli indizi».