Roger Waters, un viaggio nella storia tra Aprilia e Anzio

18/02/2014 di
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Il «viaggio emozionante» di Roger Waters è durato 70 anni esatti per finire qui, sul litorale laziale. Il bambino di allora, oggi mito del rock con i Pink Floyd, è diventato cittadino onorario di Anzio.

Ha scoperto un monumento alla memoria del padre nel luogo esatto della sua morte, nel territorio di Aprilia. Ha chiuso il cerchio. L’ufficiale britannico Eric Fletcher Waters, padre del futuro bassista, morì il 18 febbraio del 1944 nelle operazioni successive allo sbarco alleato di Anzio.

Roger aveva solo pochi mesi, non potè mai conoscerlo. E allora l’ha raccontato tutta la vita con le sue canzoni di vibrante pacifismo: echi delle battaglie di Anzio risuonano nelle tracce di album epocali come ‘The dark side of the moon’, ‘The Wall’, mentre ‘The Final Cut’ è interamente dedicato alla memoria del padre. «In ogni città del mio tour – ha affermato oggi – c’è un veterano che viene nel backstage, e uno mi ha detto: ‘Tuo padre sarebbe orgoglioso di tè. Io sono molto fiero di mio padre e ringrazio i cittadini di Aprilia e di Anzio. Sono estremamente commosso». Se oggi Roger ed Eric sono tornati vicinissimi, però, è anche grazie all’impegno di un veterano novantenne, Harry Shindler, che con il supporto dell’editore ascolano Emidio Giovannozzi ha ricostruito dagli archivi militari le ultime ore del tenente Waters, ignote anche a suo figlio. «Anzio sarà sempre la tua seconda casa – l’abbraccio del sindaco Luciano Bruschini – Tanti sono stati i figli che non hanno riabbracciato i genitori: Roger è uno di loro. Ma il suo dolore si è trasformato in un inno di pace».

La città è tappezzata di manifesti ‘Welcome Roger’, bandiere arcobaleno, foto del musicista. Fan di tutte le età lo aspettano da ore ai cancelli di Villa Sarsina, elegante sede del Consiglio comunale, con in mano copertine di lp da farsi autografare. C’è un adolescente, avrà 14 anni al massimo, che ha portato il suo basso elettrico, vuole una firma sul battipenna. Resterà deluso: niente autografi, andrà via di nascosto.

Alto e in gran forma, completo nero e camicia bianca, Waters è stato accolto da una corale locale con le note di ‘Another brick in the wall’ e di “Bring the boys back home” («non lasciate i bambini da soli/riportate i ragazzi a casa»), uno dei suoi tanti inni anti-bellici. Ora scriverà altre canzoni per suo padre? «Sto realizzando un album, ma parlerò di altri padri e altri figli – la risposta del musicista – Sono fortunato ad aver potuto scrivere canzoni, la musica allevia il dolore più di altre cose».

Chi quel dolore l’ha vissuto in prima persona, però, non riesce ancora a darsi pace: «Quando siamo sbarcati qui – ha ricordato oggi il veterano Shindler – dovevamo essere a Roma la sera stessa. Ma i generali sbagliarono, attendemmo troppo, fummo raggiunti dai tedeschi, ci mettemmo cinque mesi. Quell’errore fu pagato dagli italiani. Se fossimo arrivati prima, non ci sarebbe stato il massacro delle Fosse Ardeatine il 24 marzo». Colpa dei politici, di quei «generali che restavano seduti, mentre le linee sulla mappa si spostavano» (‘Us and them’), colpa di quell’«Alto comando» che «mi portò via papà» perchè «la testa di ponte di Anzio» fosse tenuta «al prezzo di poche centinaia di vite comuni» (‘When the tigers broke freè).

Waters, in passato molto critico con Tony Blair per l’intervento in Iraq, oggi non si è smentito: «È inutile seguire i primi ministri: certe volte sono affascinanti, certe volte ridicoli. La politica italiana? Non ne so niente».