Giorno della Memoria, a Roma i violini della speranza

28/01/2014 di

Restituire la voce al popolo ebraico, onorarne la memoria attraverso la musica dei violini che riuscirono a sopravvivere ai loro proprietari morti durante l’Olocausto: all’Auditorium di Roma è andato in scena «I violini della speranza» nel Giorno della Memoria, il concerto che ha visto per la prima volta in Italia dodici violini e un violoncello in uso durante la Shoah che il liutaio israeliano Amnon Weinstein ha ritrovato e restaurato affinchè suonassero di nuovo.

Organizzato da Brain Circle Italia, in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, l’Università ebraica di Gerusalemme e sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri, il concerto ha onorato la memoria dei sei milioni di ebrei uccisi durante la Seconda Guerra Mondiale celebrando lo strumento errante per eccellenza, il violino, e il suo suono struggente come una preghiera. Della Shoah parlano dunque I violini di Weinstein, ognuno dei quali è emblema di una storia: il violino di Auschwitz, quello di Haftel, quello di Zimmerman e ancora quelli di Wininger e di Drancy, le cui vicende dolorose e avventurose sono state narrate sul palco da Manuela Kustermann, sono tornati a vivere per raccontare la dignità di un popolo che non si è mai arreso.

Vivo interesse per l’iniziativa è stato espresso da Giorgio Napolitano che, oltre ad aver concesso l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, ha inviato un messaggio di apprezzamento evidenziando l’importanza della cultura come «grande impegno collettivo di memoria». Anche Papa Francesco ha voluto sottolineare l’alto valore simbolico dell’evento dichiarando in una lettera a un rabbino di Buenos Aires che «dietro il suono della musica vive il suono silenzioso delle lacrime storiche, lacrime di quelle che lasciano traccia nell’anima e nel corpo dei popoli».

In scena, di fronte ad una platea affollata di esponenti delle Istituzioni e di rappresentanti della comunità ebraica, la JuniOrchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta dal Maestro Yoel Levi accompagnata da ospiti di grande levatura, di origini e religioni diverse, a ribadire l’universalità della musica: i violinisti solisti Shlomo Mintz, ebreo e israeliano, Cihat Askin, turco e musulmano, Francesca Dego, italiana di madre ebrea, Ermir Abeshi, violinista albanese musulmano convertito al Cattolicesimo e il violoncellista tedesco Alexander Hulshoff. Il concerto si è aperto con l’Adagio di Barber, considerato il brano più struggente di musica classica mai scritto, suonato in onore di tutte le vittime della Shoah; nel programma, musiche di Bloch, de Sarasate, Vivaldi, ma anche una delle più importanti preghiere tradizionali ebraiche, Avinu Malkenu. In chiusura la vittoria del bene sul male si è celebrata con la Sinfonia n.5 di Beethoven.