Rifiuti, relazione dei carabinieri sugli impianti nel Lazio

05/02/2013 di
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«I Tmb del Lazio possono ospitare i rifiuti di Roma. E non tutti, pare, abbiano detto la verità sulla loro capacità di trattare l’immondizia. Compresa la Regione del governatore uscente Renata Polverini. Nessuno tratterebbe l’indifferenziata al cento per cento delle proprie possibilità. Tutti sarebbero al di sotto del tetto massimo di produzione stabilito dai tecnici in base a grandezza e requisiti tecnici. Il dato eclatante è contenuto nella relazione consegnata al ministero dell’Ambiente dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Roma diretto dal capitano Marco Cavallo. Venerdì scorso il dossier è finito sul tavolo del ministro. Il 24 gennaio Clini aveva sguinzagliato i militari del Noe nei due termocombustori della regione, a Colleferro e Albano. E nei dieci impianti di trattamento meccanico e biologico del Lazio nel mirino: quattro a Roma (due dell’Ama, gli altri legati a Cerroni), ad Albano Laziale (della Pontina Ambiente), Paliano (Aria srl), Colfelice (Società ambiente Frosinone) Castelforte, Latina (Centro servizi ambientali) e Aprilia (Rida ambiente)».

Lo scrive sul Tempo Fabio Di Chio: «Il ministro era stato costretto a scegliere le ‘maniere fortì e a decidere l’accertamento in loco inviando in missione gli specialisti del Noe dopo che le amministrazioni locali si erano ribellate al piano per ospitare il ‘tal qualè che finisce in discarica, a Malagrotta, tra le braccia dell’avvocato Cerroni. In sostanza, è la vecchia geometria dell’emergenza rifiuti: i Tmb non funzionano a mestiere e Malagrotta si dice costretta a ricevere immondizia ottenendo continue proroghe. Da destra e sinistra. Ad accendere le proteste locali contro i camion di rifiuti da Roma era stata la tesi che i rispettivi impianti di Tmb fossero già strapieni e non potessero sporcarsi ulteriormente con l’immondizia di Capitale, Città del Vaticano, Fiumicino e Ciampino. In totale, poco più di mille tonnellate al giorno. Ora è arrivato lo schiaffo del ministro per mano del Noe. Fonti ministeriali rivelano che i Tmb non lavorano quanto possono. Chi per poco meno, chi per molto di più. Un risultato che in teoria dà il via libera all’atto con il quale il 15 gennaio il commissario governativo ai rifiuti, Goffredo Sottile, ha indicato i quattro Tmb che dovranno trattare i rifiuti di Roma e parte della provincia. Il prefetto aveva parlato di Albano Laziale, Viterbo, Colfelice e Castelforte. Alla fin dei conti ha sbagliato anche lui. Un errore non suo, ma indotto dalla Regione Lazio che il 28 dicembre ha fornito a Sottile la lista degli impianti idonei, compreso quello di Castelforte. Stando alla relazione del Noe, invece, quest’ultimo non è un Tmb, ma un Tm, cioè tratta la frazione secca della ‘monnezzà. Per cui è da depennare dall’elenco. Come è da correggere pure l’indicazione secondo la quale sia abile al lavoro anche Paliano, dove invece la struttura risulta adibita ad accogliere Cdr (combustibile da rifiuti). Insomma, un pasticcio. Per capire lo stato dell’arte sono serviti i carabinieri. Apprese le effettive percentuali di lavoro degli otto Tmb laziali, al ministero dell’Ambiente le levate di scudi delle amministrazioni locali (Colfelice in testa, nel Frusinate) suonano più come rivolte dal sapore elettorale, evitare che carichi di rifiuti sbarchino sul proprio territorio. Sarebbe un cattivo spot politico per chi vuole candidarsi. I militari non sono andati oltre nell’accertamento. Non hanno detto che aver proclamato un dato arrotondato per difetto è una truffa o un altro reato. Dovevano accertare la capacità di trattamento reale e lo hanno fatto. Ora si vedrà».

  1. La Regione Lazio avrebbe quindi dichiarato il falso. A favore di chi?

    Le stesse società che gestiscono questi impianti, avrebbero quindi rinunciato a del “materiale” da trattare, rinunciando (suppongo) a delle entrate. Perché?

    “Mai i rifiuti di Roma!” . E tutti appresso presi per i fondelli di nuovo …