Incendio in un campo rom, morti quattro bambini
Erano soli e si riparavano dal freddo rannicchiati, nel sonno, mentre dal tizzone di un braciere è partita una prima scintilla che ha provocato le fiamme divampate nella baracca dove dormivano. In poco tempo i loro corpicini erano carbonizzati. Si è consumata al buio di una boscaglia, in una casupola di plastica e legno, la tragedia in un campo nomadi abusivo a Roma dove 4 bambini sono morti in un incendio. Raul, di 4 anni, Fernando di 5, Patrizia di 8 e Sebastian di 11, erano stati lasciati soli dalla madre, che era andata in un fast food a comperare del cibo mentre la zia era fuori per recuperare dell’acqua. Nel frattempo i 20 abitanti del campo, che popolavano in tutto 5 baracche, si sono ritrovati di fronte alla casupola avvolta dalle fiamme. Ma quando ormai l’incendio era stato domato dai pompieri rimaneva solo cenere, qualche vestito e una bicicletta bruciacchiata. A provocare le fiamme è stato un tizzone di una stufetta, probabilmente un braciere, che forse è finito in terra e in poco tempo ha fatto divampare l’incendio che ha bruciato plastica, legno e tutti gli oggetti che erano nella baracca. C’era anche un cucinino con un fornelletto e una bombola di gas, che però non è esplosa. Ma le fiamme hanno carbonizzato tutto in poco tempo. Da allora, per diverse ore, si sentivano nella notte solo le urla strazianti di Elena Moldovan, la madre dei quattro piccoli stretta nell’abbraccio di Erdei Mircea, padre di tre dei bimbi morti. Calim Vasile, l’altro padre, quello di Raul, è in Romania. «Ora posso anche morire, non ho più parole», dice Erdei mentre Elena, la madre dei bambini urla «non voglio andare via, resto qui con i miei figli». Quei corpicini erano ancora a terra nella baracca tra la cenere rannicchiati mentre la polizia scientifica era impegnata per i rilievi. Gli abitanti del campo si stringevano intorno alla famiglia infreddoliti e riparandosi con alcune coperte. Il campo, che sorge su un’area di proprietà della società di trasporti Cotral, era stato ripopolato un anno fa, ma già nel 2005 era stato sgomberato una prima volta a causa di un episodio di pedofilia. In quel luogo, una boscaglia ai margini di via Appia Nuova dove sorgevano fino a qualche giorno fa alcuni insediamenti abusivi, gli abitanti erano arrivati dopo la bonifica di un campo nella zona della Caffarella. Sul posto è giunto anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che ha incontrato i genitori confortandoli e cercando di rassicurarli. «Aiutateci – hanno detto i genitori dei bambini rivolgendosi al sindaco – speriamo di avere assistenza. Vorremmo organizzare i funerali in Romania e quindi portare le salme». Alemanno, che ha offerto il supporto ai genitori delle vittime e agli orami ex abitanti del campo, offrirà ai 20 nomadi dell’insediamento l’accoglienza in una struttura. «Ho visto il fuoco all’improvviso – ha poi spiegato Silvia, una rom del campo ricordando con terrore quei momenti – ci siamo spaventati tutti. Ho paura di vivere nella mia baracca come tutti. Chiunque potrebbe entrare e persino ucciderci». Oggi, l’intero campo e gli altri insediamenti vicini saranno smantellati e tutti quei nomadi lasceranno per sempre quel posto.