Gheddafi vuole le Terme di Fiuggi, pronti 250 milioni

16/01/2011 di
terme-fiuggi

Il destino delle acque più amate da re, papi e grandi intellettuali italiani potrebbe presto finire nella mani di Muammar Gheddafi. La famiglia del leader libico punta infatti alle Terme di Fiuggi e già da qualche mese si dice disposta a fare grandi investimenti nella cittadina ciociara.

Oggi, in una lettera inviata alla presidente della Regione Lazio Renata Polverini, la società che in Italia rappresenta il Colonnello ha ufficializzato il suo interesse e per «risollevare le sorti» della stazione termale sarebbe già pronto un budget imponente: 250 milioni di euro. Nella missiva, inviata alla Polverini dalla Camera di commercio italo-irachena – che fa da intermediaria nelle trattative – la società vicina alla famiglia Gheddafi ha messo nero su bianco la sua «volontà di investire ingenti capitali a Fiuggi». Il piano prevede la realizzazione di un centro congressi e di un centro fiere, la costruzione di un’aviosuperficie e soprattutto la riunificazione in un’unico assetto della gestione delle terme – ora affidata alla società ‘Terme di Fiuggi Spa&golf’ – e di quella dell’imbottigliamento dell’acqua di Fiuggi, oggi controllato dal gruppo Sangemini. Non solo. La famiglia del rais avrebbe previsto anche di «assumere trecento dipendenti oltre a quelli già in organico nell’azienda idrotermale». In totale, l’investimento ammonterebbe a 250 milioni di euro. Per Fiuggi quindi potrebbe prospettarsi un futuro più aureo e meno ‘italianò che, già nello scorso agosto, ha catturato l’attenzione dell’amministrazione locale. Tanto che, alla cena italo-libica organizzata alla Caserma ‘Salvo d’Acquistò in onore di Gheddafi durante la sua visita a Roma, era presente anche il sindaco di Fiuggi, Fabrizio Martini, con una delegazione di politici e imprenditori della cittadina. Tra Martini e Gheddafi un contatto ci fu, e il primo cittadino non esitò a invitare il rais nella città da lui amministrata. E, a chi contestava l’ingresso dei libici nelle acque ‘sacrè a Michelangelo Buonarroti e Bonifacio VII, rispose secco: «Non vogliamo cedere gioielli ma attirare capitali stranieri su un piano di investimenti che ha come obiettivo il rilancio della città. La cassa è vuota e servono soldi». Oggi però, Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi, ha chiesto prudenza alla Polverini. «Chiediamo di vigilare su questo tipo di operazioni e di verificare se dietro l’interesse dei libici non si nasconda l’ennesima speculazione dell’area idrotermale», è stato l’avvertimento di Bonelli.