Pacchi bomba a Roma, rivendicazione anarchica

23/12/2010 di

Bombe anarco-insurrezionaliste, confezionate in Italia e spedite dal nostro Paese, parte di una «campagna contro la repressione» che ha molte «analogie» con quella partita dalla Grecia un mese fa con l’invio di 14 pacchi bomba in Europa con l’obiettivo di «internazionalizzare la guerra rivoluzionaria». Vanno letti in questa chiave gli attentati alle ambasciate di Svizzera e Cile a Roma e rivendicati dalla Federazione anarchica informale (Fai), una sigla apparsa per la prima volta nel 2003 quando lanciò l’operazione ‘Santa Klaus’ con una serie di pacchi bomba indirizzati all’allora presidente dell’Ue Romano Prodi, al presidente del Ppe, ad Europol ed Eurojust. E proprio il contenuto della rivendicazione – «Abbiamo deciso di far sentire di nuovo la nostra voce con le parole e con i fatti. Distruggiamo il sistema di dominio» conferma l’obiettivo degli anarchici di allargare i fronti di lotta cercando, dicono qualificate fonti di intelligence, di coordinarsi nelle azioni. La firma della rivendicazione è invece la conferma dei legami tra gli insurrezionalisti italiani e greci. Lambros Fountas – il nome della ‘cellula rivoluzionarià della Fai che ha rivendicato gli attentati di Roma – è un anarchico greco ucciso a marzo scorso ad Atene durante uno scontro a fuoco con la polizia. Fountas, secondo le autorità greche, era collegato a ‘Lotta rivoluzionarià, l’organizzazione che si ritiene sia dietro l’attentato che uccise un assistente del ministro dell’interno greco a giugno. Proprio quella bomba fece risaltare agli occhi degli investigatori italiani le «similitudini» con due ordigni esplosi in Italia nel 1999, davanti alla caserma dei carabinieri di Musocco e all’ente greco per il turismo a Milano. Gli attentati furono rivendicati da ‘Solidarietà internazionalè, una delle sigle che fanno parte della Federazione anarchica informale. La «pista che viene seguita – conferma il ministro dell’Interno Roberto Maroni – è quella anarchica: ci sono dei precedenti, a novembre iniziative simili hanno riguardato alcune ambasciate in Grecia» realizzate da «gruppi molto violenti». Una pista «attendibile», aggiunge il sottosegretario Alfredo Mantovano, anche in considerazione del fatto che i due plichi esplosi «erano simili»: 2 custodie di videocassette piene di esplosivo e bulloni, come quello finito nel petto di uno dei due feriti. C’è dunque un legame «molto stretto» tra le azioni svolte dagli anarchici greci e quelli italiani. Legami, tra l’altro, esistenti fin dal 1998, quando una ventina di esponenti di spicco dei movimenti anarchici greci parteciparono in Piemonte ai funerali di Edo ‘Balenò Massari, l’anarchico accusato degli attentati in Val di Susa contro l’alta velocità suicidatosi in carcere. Modus operandi, tipologia dell’ordigno e obiettivi scelti, tra l’altro riconducono tutti al mondo anarco-insurrezionalista e a quelle sigle che in passato hanno già colpito in Italia. Sotto la Fai hanno infatti rivendicato attentati la Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (occasionalmente spettacolare), la Brigata 20 luglio, le Cellule contro il Capitale, il Carcere, i suoi Carcerieri e le sue Celle, e Solidariet… internazionale. Anche la scelta degli obiettivi, secondo gli analisti, è un ulteriore elemento che riporta al mondo anarco-insurrezionale: in Svizzera sono detenuti due anarchici italiani, Costantino Ragusa e Silvia Guerini e lo svizzero ticinese residente in Italia, Luca Bernasconi. I tre sono stati arrestati dalle autorità svizzere lo scorso 15 aprile con l’accusa di preparare un attacco contro una sede dell’Ibm: nella loro auto sarebbero state trovate ingenti quantit… di esplosivo. Meno di due mesi fa, sui muri dell’ambasciata svizzera di Roma, era comparsa la scritta ‘Costa, Silvia e Billy liberì, accompagnata da una molotov. E in carcere in Svizzera c’è anche Marco Camenish, il teorico dell’anarco-insurrezionalismo arrestato in Italia, nel 1991, con una condanna all’ergastolo da scontare: da anni per gli anarchici italiani è un simbolo. Il legame con il Cile è invece rappresentato dal nome di Mauricio Morales, l’anarchico morto a Santiago del Cile a maggio del 2009, ucciso dall’esplosione del suo zaino-bomba: gli attentati compiuti alla Bocconi di Milano e al Cie di Gradisca d’Isonzo a dicembre dello stesso anno sono stati rivendicati dalle ‘Sorelle in Armi – gruppo Mauricio Morales’. Sigla, anche questa, riconducibile alla Federazione anarchica informale.