Palazzo Key, ecco perché (per adesso) non può essere toccato

09/09/2018 di

Perché il palazzo Key resta così, abbandonato al degrado, deturpando il centro di Latina? La risposta sta nel lungo iter giudiziario che vede coinvolto il grattacielo di 14 piani costruito negli anni Sessanta.

Il processo è legato alla vendita del Key avvenuta il 31 luglio 2007, una vendita considerata “fasulla”, organizzata a un prezzo eccessivamente basso (2,5 milioni) per danneggiare alcuni soci. L’unico punto fermo è la sentenza di primo grado, emessa nel gennaio 2015, quando furono condannati: Paolo Fontenova (3 anni), Riccardo Silvi (un anno e 6 mesi); Paolino Coccato (2 anni); Lucio Noviello (2 anni) e Gian Domenico Brienza (un anno). Altri 5 indagati furono assolti: Vincenzo Cosentino, i componenti del collegio sindacale Roberto Fontenova, Carla Angelini, Francesco Silipo e Alessia Iannacci, la segretaria.

Ma il punto è un altro: il reato è andato in prescrizione dieci giorni dopo quella sentenza.  I giudici Aielli, Cavaceppi e Giannantonio disposero la confisca del Key, confisca mai realizzata, in attesa della sentenza di secondo grado.

I giudici d’appello dovranno sciogliere un nodo essenziale: è possibile disporre la confisca in caso di prescrizione e dunque in assenza di una condanna definitiva?

La questione giuridica è stata affrontata recentemente dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che, il 28 giugno, ha stabilito che la confisca non può essere esclusa solo perché non è stata emessa una sentenza di condanna. Dunque sarà forse possibile, dopo il processo di secondo grado nel 2019 (ma non ancora fissato), procedere alla confisca del palazzo. Solo allora potrà essere deciso il suo destino, una volta diventato patrimonio dello Stato.

La complessa vicenda del palazzo Key è spiegata dal quotidiano Il Messaggero che traccia il quadro della situazione attuale.

LE ACCUSE. Le accuse riguardano operazioni fasulle legate a una vendita “simulata” del Key organizzata per favorire  la “Falco”, riconducibile a Paolo Fontenova a discapito degli altri soci. A questa società, costituita appena prima dell’atto di compravendita, fu venduto il palazzo Key per 2,5 milioni di euro, un prezzo ritenuto dai giudici bassissimo rispetto al reale valore di mercato. Poi la “Falco” cedette le sue quote ad una società lussemburghese, ma a quel punto uno dei tre soci della Key, Leone Marcucci, presentò una denuncia sulla vendita fittizia dando il via all’inchiesta.