Romena morta, Burtone in carcere

18/10/2010 di

Alessio Burtone trascorrerà la notte in una cella del carcere di Regina Coeli. Oggi il gip Sandro Di Lorenzo, lo stesso che aveva deciso per gli arresti domiciliari, ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere: pericolo di fuga e inquinamento delle prove, queste le motivazioni del provvedimento. Il giovane è accusato di omicidio preterintenzionale per la morte di Maricica Hahainu, l’infermiera romena di 32 anni che ha colpito con un pugno al volto al termine di una lite iniziata mentre si trovavano in fila ad una tabaccheria della stazione metropolitana Anagnina, a Roma. La Procura, nella giornata di sabato, aveva chiesto al gip il trasferimento in carcere di Burtone in seguito alla morte della donna. I pm di piazzale Clodio avevano già fatto ricorso al Tribunale del Riesame il 14 ottobre per chiedere l’emissione della custodia cautelare in carcere, impugnando la decisione del gip di metterlo ai domiciliari. Il ragazzo nel pomeriggio ha lasciato l’abitazione nel quartiere Cinecittà: scortato da quattro carabinieri è stato trasferito in carcere mentre gli amici urlavano «Alessio libero», «Alessio uno di noi». Parole urlate dagli amici che poi hanno lasciato spazio a rabbia e rancore con bersaglio preferito «i romeni che qui comandano e sono prepotenti». Laconico il commento del fratello di Maricica: «deve pagare per quello che ha fatto, c’è giustizia». Per tutta la giornata, per bocca del suo legale, l’avvocato Fabrizio Gallo, Burtone ha ribadito il suo pentimento per quanto accaduto l’8 ottobre scorso. «Se tornassi indietro mi farei menare ma non alzerei pi— le mani in vita mia», ha detto al suo avvocato che lo ha descritto come «affranto e dispiaciuto ma pronto ad andare dietro le sbarre». Sempre oggi, presso l’istituto di medicina legale de La Sapienza, Š stata effettuata l’autopsia sul corpo di Maricica. L’esame avrebbe confermato la presenza di un profondo trauma cranico determinato dal violento urto alla nuca e un’escoriazione di circa un centimetro sotto al labbro sinistro, frutto del colpo ricevuto. Non emergerebbe, al momento, un nesso tra la morte e l’operato dei medici del Policlinico Casilino che hanno tentato di salvare la donna. Nesso che più volte invece aveva avanzato la difesa di Burtone. Comunque tutti i dati saranno comunque ancora esaminati e i consulenti consegneranno entro 30 giorni alla procura una relazione che viene definita «attendibile» e «chiara» sulle cause del decesso. E a Maricica verrà intitolato il grande piazzale dell’Anagnina, luogo di ritrovo dei romeni nella capitale, a pochi metri dove per uno stupido litigio una donna di 32 anni agonizzava tra l’indifferenza dei passanti.

  1. poverino e ora sta male; a me sinceramente non fa per nulla pena e a chi si ostina a difenderlo gli vorrei chiedere cosa avrebbero detto se tutto ciò fosse accaduto alla loro mamma