Diminuiscono i detenuti nel Lazio, a Latina sono 146

31/07/2014 di
carcere-latina-generica-48976876222

carcere-latina-generica-48976876222Sono 5.765 i detenuti reclusi nelle carceri del Lazio. Quasi 900 sono in attesa di giudizio, 1.004 sono condannati non definitivi mentre sono 3.846 i definitivi. Questi i dati riferiti alla popolazione carceraria, resi noti dal garante del detenuti del Lazio relativi a luglio 2014. Un dato che cala sensibilmente rispetto ai dati del 2013. A dicembre dello scorso anno, infatti, le unità ammontavano a circa 7.000 persone, ma che comunque è al limite secondo i “canoni” del Dap e del ministero della Giustizia, che infatti non parlano di sovraffollamento ma di capienza tollerata.

Nel dettaglio dei 14 istituti penitenziari laziali, a Cassino sono reclusi 255 detenuti, mentre nei due plessi di Civitavecchia le unità sono 577. Il carcere di Frosinone ne ospita 498, 342 sono condannati in via definitiva.

Latina, su 146 detenuti, 80 sono ancora in attesa di giudizio. A Rieti i condannati in via definitiva sono 227, per un totale di 279 carcerati. A Rebibbia, dove la casa circondariale si sviluppa in diversi plessi, tra il maschile e il femminile, si contano 2226 detenuti. Le donne sono 336. Per 247 la condanna è arrivata in via definitiva, 56 sono in attesa di giudizio e 33 sono in attesa della condanna definitiva. Sempre a Roma, ma a Regina Coeli, sono 654 i reclusi: 314 in attesa di giudizio e 170 condannati in via definitiva. A Velletri sono reclusi 563 detenuti, a Viterbo 508, di cui 408 hanno ricevuto la pena definitiva. In totale, infine, nel Lazio i detenuti in attesa di giudizio sono 893, i condannati in via non definitiva 1004 mentre ammontano a 3846 le unità con condanna definitiva.

«I numeri – dichiara il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – segnalano una tendenza confortante e dimostrano come le norme varate dagli ultimi governi stiano producendo risultati indubbiamente positivi dal punto di vista della riduzione del sovraffollamento. Restano, tuttavia, ancora da affrontare tutte le sfide di fondo e più in generale attribuire al carcere ed alla pena la funzione trattamentale e di reinserimento, come previsto dall’articolo 27 della Costituzione. Anche nel Lazio le priorità sono ancora molte: la salute ed il sostegno psicologico, la formazione e la cultura, il lavoro e affettività. Sotto questo punto di vista è fondamentale sviluppare ulteriormente la collaborazione interistituzionale fra tutti i soggetti pubblici e privati (tra cui l’amministrazione penitenziaria, i comuni, la regione, le province, le università, le Asl, il volontariato, le cooperative sociali) che intervengono sul disagio penitenziario così come, in questi anni, abbiamo sperimentato nel Lazio, attraverso un modello promosso dall’Ufficio del Garante che, ha visto circa 1.000 inserimenti lavorativi negli ultimi 10 anni, otre 3.000 detenuti avviati alla formazione professionale, oltre 20.000 casi sanitari trattati, la costituzione di tavoli tecnici della sanità penitenziaria in tutta la regione, oltre cento detenuti iscritti all’università, numerose rappresentazioni artistico/culturali: rassegne di poesia, di musica, di pittura, di teatro, di cinema conseguendo anche un prestigioso premio come l’Orso d’Oro a Berlino per il film “Cesare deve morire” patrocinato anche da questo Ufficio. Un Modello che intervenendo sul disagio sociale al tempo stesso ha effetti sulla recidiva producendo maggiore sicurezza per i cittadini».

  1. Il Garante dei detenuti ha parlato!!!
    Ma le vittime dei criminali detenuti (e non grazie ad indulti, amnistie, sconti di pena, pene non date, ecc.) da chi sono tutelate?