NUCLEARE, PROVINCIA LATINA CHIEDE INDENNIZZI PER CENTRALE

09/10/2007 di
Considerare tra le zone da indennizzare per la presenza di centrali nucleari anche il territorio dei comuni di Castelforte e Santi Cosma e Damiano, a
sud della provincia di Latina. Lo chiede l’assessore provinciale all’ambiente, Massimo Giovanchelli, riferendosi alla delibera del Cipe, che stabilisce i criteri di ripartizione delle misure compensative ai siti che ospitano le centrali nucleari.

 
«Il nostro territorio è stato  preso in considerazione unicamente per l’indennizzo relativo alla centrale di Borgo Sabotino, senza tenere in alcuna considerazione la circostanza che la centrale del Garigliano, per i quali sono stati previsti
indennizzi al Comune ospitante di Sessa Aurunca e alla Provincia di Caserta,  insiste in maniera quanto meno analoga sul nostro territorio provinciale, di fatto confinante». 
 
Giovanchelli ha scritto al presidente nazionale dell’Unione province italiane, Fabio Melilli facendo notare come i due comuni pontini siano «enormemente più vicini del centro abitato di Sessa Aurunca alla centrale nucleare, andrebbe seguita  non la falsa logica di ambiti territoriali amministrativi ma quella più corretta degli ambiti territoriali e basta. Una lettura diversa della norma porterebbe, infatti, all’assurdo di far spendere indennizzi ad alcuni territori mentre invece la servitù le subiscono altri». Secondo l’assessore, infine: «È inaccettabile una così evidente penalizzazione della Provincia di Latina»
 

 
LA SCHEDA
NUCLEARE: DA AVVIO PRODUZIONE A REFERENDUM E SCANZANO

GLI ULTIMI 40 ANNI TRA DIBATTITI, UTILIZZO E POLEMICHE
Quella del nucleare in Italia è una vicenda spinosa, contraddistinta da battaglie politiche e ambientali. Una vicenda tutt’altro che chiusa. Ecco in questa
scheda le principali tappe.
   VENT’ANNI DI NUCLEARE – Per circa vent’anni l’Italia, dal 1960 al 1980, ha prodotto e utilizzato energia nucleare. Un’attività che ha portato alla produzione di rifiuti radioattivi, alla realizzazione di quattro centrali elettronucleari ex Enel (Caorso, Trino Vercellese, Garigliano e Latina) e di altri impianti nucleari ex Enea del ciclo del combustibile.
   IL DISASTRO DI CHERNOBYL – Il 26 aprile 1986 esplose il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina (allora parte dell’Urss). In seguito alle esplosioni, dalla centrale si sollevarono nubi di materiali radioattivi che raggiunsero Europa orientale e Scandinavia oltre alla parte occidentale dell’Urss. Vaste aree vicine alla centrale furono pesantemente contaminate rendendo necessaria l’evacuazione di oltre 330 mila persone. Quello di Chernobyl è stato il più grave incidente nucleare della storia civile.
   NUCLEARE? NO GRAZIE – Anche sull’onda del disastro di Chernobyl, nel 1987 l’Italia decise di abbandonare il nucleare. Una decisione presa attraverso una consultazione popolare. Il referendum abrogativo si tenne l’8 e il 9 novembre e vinse il sì con oltre il 71%.
   LE SCORIE, LA SOGIN – In seguito al referendum iniziò un programma di dismissione delle centrali nucleari. Ma per lungo tempo fu sostanzialmente eluso il problema delle scorie. Nel 1999 il ministero dell’Industria dispose un piano strategico per la gestione degli esiti del nucleare, che fu presentato al
Parlamento. Nello stesso anno a partire dal piano strategico fu definito un accordo di programma con le Regioni. Parallelamente, fu affidato a Enel il compito di costituire una «Società per lo smaltimento delle centrali elettronucleari dimesse, la chiusura del ciclo del combustibile e le attività connesse e conseguenti». Alla società, denominata Sogin, sono state,
infatti, attribuite le quattro centrali elettronucleari Enel.
 
   IL CASO SCANZANO – Nel novembre 2003 il governo approva il cosiddetto decreto «Scanzano», in base al quale tutti i rifiuti e i materiali nucleari esistenti in Italia vengono sistemati in un deposito nazionale geologico (e non di superficie) da realizzare nel comune di Scanzano Jonico, in Basilicata. La decisione provocò dure reazioni politiche e da parte delle comunità locali e degli ambientalisti, fino a che, con la conversione in legge del decreto Scanzano, il nome della località lucana fu eliminato dal testo e l’individuazione del sito venne demandata a una commissione ad hoc, mai costituita.
   LE SCORIE VANNO IN FRANCIA – La scorsa legislatura ha deciso trasferire all’estero il combustibile irraggiato, anzichè stoccarlo temporaneo nei siti. Sogin ha predisposto una gara internazionale per il trasporto e il riprocessamento (processo che porta all’estrazione di uranio e plutonio dai rifiuti). In totale sono circa 235 tonnellate provenienti dalle centrali nucleari di Trino Vercellese, Caorso e Garigliano. La francese Areva si è aggiudicata la gara per 267 milioni di euro. Il 24 novembre 2006 è stato siglato un accordo Francia-Italia e il 9 maggio il contratto Sogin-Areva. Le scorie saranno inviate
oltralpe in 5 anni. Entro il 2025 dovranno rientrare in Italia.
   RIPRENDE DIBATTITO – Pur restando esclusa una ripresa di produzione di energia dall’atomo, negli ultimi mesi ha ripreso corpo il dibattito. Gli occhi, sia del mondo politico che delle principali società che operano nel settore energetico, sono puntati sulla ricerca, in particolare sul nucleare di ultima
generazione.