Deposito scorie nucleari, attesa per i criteri. Sogin chiede trasparenza

14/04/2014 di
Sogin centrale nucleare Latina

C’è attesa per conoscere i criteri delle aree che in Italia sono potenzialmente idonee ad accogliere il deposito unico nazionale per i rifiuti radioattivi. L’Istituto per la protezione dell’ambiente (Ispra), che renderà nota questa “Carta nazionale” in coordinamento con i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, ha bisogno di «un paio di settimane» ancora per elaborare le osservazioni raccolte. A febbraio scorso ha infatti concluso una consultazione con tutti i “centri tecnici” dello Stato (dal Cnr all’Enea all’Istituto nazionale di fisica nucleare) e con la Sogin, la società dello Stato incaricata dello smantellamento delle ex centrali e della gestione dei rifiuti radioattivi.

La pubblicazione di questa guida tecnica «è attesa per maggio» ha detto oggi l’a.d. di Sogin Riccardo Casale in occasione della visita nella centrale di Borgo Sabotino a Latina di una delegazione delle Commissioni Ambiente e Attività Produttive di Camera e Senato.

E attorno al deposito (previsto dalla Direttiva europea 2011/70 Euratom recepita recentemente dall’Italia) è in atto una campagna di informazione che questa volta punta a «massima trasparenza, attenzione per l’ambiente e consultazione con tutte le parti in causa» per allontanare lo spettro di Scanzano Jonico, il comune della Basilicata che nel 2003 fu indicato dal Governo come deposito nazionale, salvo una marcia indietro dopo giorni di proteste.

Realizzare il deposito nazionale è comunque «un’esigenza per il Paese, un’infrastruttura ambientale e non nucleare, in grado di raccogliere per i prossimi 200-300 anni» rifiuti nucleari di bassa e media intensità, ha spiegato Casale rilevando che sarebbe un’occasione per fare «vera prevenzione» e «lasciare un’eredità gestita alle generazioni future».

La costruzione comincerebbe comunque fra cinque anni perchè nel frattempo occorrono appunto verifiche, consultazioni pubbliche, raccogliere manifestazioni di interesse, indagini sui siti candidati, il decreto di localizzazione e avvio della campagna informativa e autorizzazione. Del resto, ha ricordato Casale, parchi nazionali ci sono in Andalusia (Spagna) e nella Champagne (Francia) – dove è raccolto un milione di metri cubi di rifiuti radioattivi rispetto ai nostri 90 mila distribuiti in 23 siti da smaltire – mentre in Svezia l’area per il deposito se la sono addirittura contesa. Il deposito viene spiegato come un’opportunità anche per la popolazione locale non solo perchè l’area avrà un indennizzo, una sorta di ‘canone d’affittò per l’occupazione del suolo, ma anche perchè è previsto anche un Parco tecnologico con eccellenze scientifiche.

Sogin si candida alla costruzione del deposito e alla gestione dei rifiuti avendo un know how consolidato visto che l’Italia è stato fra i primi Paesi ad aver fatto decommissioning nucleare. Un vantaggio competitivo in un mercato che nei prossimi venti anni si stima valga 600 miliardi di euro. E i parlamentari – scrive l’Ansa – credono in questa sfida da cui potrebbe ripartire la politica industriale del paese. Stavolta, dicono, la questione va affrontata «in modo maturo».