Centrale nucleare, ecco il deposito delle scorie a Latina

14/04/2014 di
Deposito nucleare Latina

Questa mattina una delegazione di parlamentari delle Commissioni Ambiente e Attività produttive di Camera e Senato ha visitato la centrale nucleare di Latina. La delegazione è stata accolta dal Presidente, Giuseppe Zollino, e dall’Amministratore Delegato, Riccardo Casale, di Sogin, la Società di Stato che si occupa del decommissioning degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi.

Nel corso della visita, è stato illustrato il programma delle attività di smantellamento della centrale pontina, che Sogin sta portando avanti con la massima trasparenza e attenzione verso l’ambiente. L’incontro è stato anche l’occasione per il management Sogin di spiegare il valore del decommissioning nucleare, una sfida complessa che richiede competenze altamente qualificate e l’impiego di tecnologie innovative e prototipali.

E’ stato presentato il deposito temporaneo di rifiuti tossici. “Sogin è in attesa dall’Ispra – spiegano i vertici di Sogin – dei criteri di localizzazione del sito per il deposito nazionale”. Una volta individuato il sito e costruito le scorie di Latina convergeranno tutte in quell’area. “La prima fase dello smantellamento – continuano – finirà nel 2021. La seconda dal 2021 al 2035 probabilmente. Il reattore verrà smantellato solo dopo la costruzione del deposito nazionale”.

Il deposito temporaneo è grande 25.000 metri cubi e ha una capacità di 2.500 metri cubi, in un rapporto di uno a dieci. Il dottor Casale, durante la conferenza stampa ha dato alcuni dati sulla quantità di scorie da controllare. “Ci sono 95.000 tonnellate di rifiuti radioattivi da smaltire. 70000 rifiuti sono di primo e secondo livello, cioè poco radioattivi come rifiuti medici e simili. I restanti 15.000 sono rifiuti di terzo livello che sono i più pericolosi”.

Casale ha portato gli esempi di Francia e Spagna dove da anni smaltiscono i rifiuti nucleari e tossici in questa maniera. Il progetto è ambizioso e la società vorrebbe arrivare al 50% di smantellamento entro il 2016. Il costo complessivo dell’operazione si aggira sui 2,5 miliardi di euro. Tuttavia, “non c’è altra via che la trasparenza” ha commentato alla fine l’Ad Casale per portare alla conoscenza dello stato dei lavori e far conoscere e capire alla popolazione l’importanza di progetti come questo.

I parlamentari hanno espresso apprezzamento per come Sogin intende coniugare la complessità delle attività di decommissioning con un costante processo di coinvolgimento trasparente e informato di tutti gli attori coinvolti. Questo impegno sarà sempre maggiore nella fase di localizzazione e successiva realizzazione del Deposito Nazionale, uno dei maggiori progetti infrastrutturali dei prossimi anni per l’Italia. A tale riguardo, si è in attesa dei criteri da parte dell’Ispra che permetteranno di definire la Carta Nazionale delle aree potenzialmente idonee alla sua localizzazione.

Realizzare il Parco Tecnologico e il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi permetterà di chiudere il ciclo nucleare dei vecchi impianti e consentirà all’Italia di entrare in un business che è già globale. Il nostro Paese, fra i primi ad aver iniziato le attività di decommissioning nucleare, gode infatti oggi di un vantaggio competitivo in un mercato che nei prossimi vent’anni si stima valga 600 miliardi di euro.

PARLAMENTARI: SMANTELLAMENTO NECESSARIO. La delegazione di parlamentari oggi in visita alla ex centrale nucleare di Latina della Sogin crede nella sfida della società di occuparsi dello smantellamento dei siti e della gestione dei relativi rifiuti radioattivi e di altri 500 metri cubi provenienti ogni anno dalle attività quotidiane di medicina nucleare, industriali e di ricerca che saranno destinati al deposito unico nazionale. «Personalmente, sono particolarmente favorevole ad affidare ad imprese nazionali» il decomissioning «perchè se questo Paese vuole darsi una politica industriale deve cogliere la domanda interna come volano» ha detto il presidente della Commissione Industria del Senato Massimo Mucchetti, spiegando che le alternative sono affidare l’incarico ad una società in house come la Sogin o ad una gara internazionale e «non è detto che quest’ultima soluzione sia migliore» visto che la società di Stato afferma di «essere in grado di fare come gli altri allo stesso prezzo se non inferiore». A questo proposito Mucchetti ha detto di aver chiesto al presidente e all’Ad di Sogin un confronto dei costi con quelli inglesi, sia totali sia in dettaglio. Parlando del futuro deposito nazionale per la cui realizzazione i tempi si prevedono lunghi e riferendosi alla ex centrale nucleare di Latina, Mucchetti ha quindi osservato che «questa cattedrale è stata realizzata in quattro anni ed indica la capacità realizzativa che però questo Paese ha perso. Questo Paese oggi non riesce più a realizzare cose importanti in tempi rapidi». Il deputato Pd della Commissione Ambiente della Camera Stella Bianchi ha sottolineato la necessità di affrontare la questione dello smantellamento «in modo maturo. Dobbiamo porci la questione di garantire la sicurezza per noi e per le generazioni future». Bianchi ha quindi rilevato l’importanza della «programmazione in trasparenza» in relazione all’individuazione del sito dove realizzare il deposito nazionale da considerare «infrastruttura ambientale nel nostro Paese, così da tornare a svolgere un ruolo industriale». Il senatore di Popolari per l’Italia Aldo Di Biagio dvice presidente della Commissione Ambiente rivolgendosi ai vertici di Sogin ha detto di credere nella loro sfida e nella potenzialità del loro know how e il deputato Pd Gianluca Benamati della Commissione attività produttive della Camera ha affermato che sia la Sogin sia il nostro Paese devono «cogliere questa opportunità perchè è un investimento che non va perso».

PUPPATO. La visita è stata «molto positiva – afferma la senatrice del Pd Laura Puppato – perchè abbiamo verificato l’assoluto rispetto delle condizioni di sicurezza e le capacità e le competenze che l’Italia è ora in grado di mettere in campo per il decommissioning». «Il nostro è il primo paese europeo ad aver compiuto la scelta di rinunciare al nucleare e per questo ha 25 anni di know how in materia di trattamento, condizionamento, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti radioattivi – spiega la senatrice – Quella di eliminare il nucleare è stata una scelta felice e lungimirante, visto che solo nei prossimi 20 anni, in Europa, verranno dismessi 160 reattori». «Il nostro Paese – prosegue Puppato – ha 15 mila tonnellate di rifiuti radioattivi di terza categoria, con tempo di decadimento pari a 245 mila anni. Per questi, le più recenti disposizioni europee prevedono la possibilità di reperire un sito unico nell’Europa del Sud, probabilmente in Francia o in Spagna, paesi che detengono maggiori quantitativi. Le altre 83 mila tonnellate di rifiuti radioattivi italiani sono invece di prima e seconda categoria, cioè hanno un tempo di decadimento fino a 300 anni. Sono oggi ripartite in 23 siti, e invece – ricorda la parlamentare – devono essere ospitate in un unico deposito nazionale, per ragioni di sicurezza e per ridurre i costi di gestione. Fondamentale e imprescindibile sarà accettare la sfida della completa trasparenza e della vera partecipazione dei cittadini a tutte le fasi per la definizione del sito per il deposito nazionale delle scorie. Di fronte a tutto questo viene comunque da pensare: quanto costerà ai paesi Ue gestire rifiuti che impiegano 245 mila anni a dimezzare la propria radioattività? Quando si parla di costi delle rinnovabili si pensa a questi costi e rischi del nucleare?».

  1. si tranquilli si è capito l’andazzo. Il deposito nazionale delle scorie lo faranno qui.

  2. Tanto, noi latinensi ci beviamo tutto… chiacchiere e scorie.

    No come quelli di Scanzano Jonico che hanno combattuto e respinto il deposito NAZIONALE delle scorie nucleari, a un chilometro dal mare.